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28 Aprile 2013 16:41

A DUE ANNI DALL?ARRESTO DI JOAQUÍN PERÉZ BECERRA IL REGIME NON E? RIUSCITO A FAR TACERE ANNCOL

641 visualizzazioni - 0 commenti

di Associazione nazionale Nuova Colombia

Sono ormai passati più di due anni dalla vigliacca incarcerazione del compagno Joaquín Pérez Becerra, direttore di ANNCOL, Agencia de Noticias Nueva Colombia, arrestato il 23 Aprile 2011 all’aeroporto di Maiquetía in Venezuela ed ingiustamente consegnato due giorni dopo al regime di Bogotá, dove ha subito un processo caratterizzato da false testimonianze e montature giudiziarie senza precedenti.
Fa male pensare che furono le autorità venezuelane a consegnare un giornalista da sempre al fianco della rivoluzione bolivariana e del popolo colombiano. Infatti Joaquín, colombiano di nascita ma cittadino svedese dal 2000, fu costretto nel 1994 a rifugiarsi in Svezia, paese che lo accolse concedendogli l’asilo politico prima e la cittadinanza poi, in quanto in Colombia rischiava la morte per via del suo impegno tra le fila del movimento politico Unión Patriótica, sterminato dal terrorismo di Stato.
In terra scandinava Joaquín, unitamente al giornalista Dick Emanuelsson, ha fondato ANNCOL, che dal ’95 rappresenta una delle voci più attente alla realtà colombiana ed ai movimenti popolari, politici e sindacali del paese andino-amazzonico.
L’arresto e la detenzione di Joaquín, condannato -come migliaia di colombiani- per “terrorismo”, miravano a zittire una voce scomoda qual è ANNCOL, come dimostrano le pressioni esercitate da diversi politicanti colombiani, in primis Uribe e “jena” Santos, sullo Stato svedese affinché mettesse fuori legge l’agenzia di notizie. Il fallimento di queste sporche operazioni ha costretto il narco-regime colombiano a ricorrere alla carta della cattura illegale del nostro compagno e ad intentare contro di lui un processo che, nel suo iter, ha assunto tratti tragicomici.
Nel tentativo di collegare ANNCOL alle FARC, e quindi costringere la Svezia a chiudere l’agenzia di stampa, il narco-regime colombiano, attraverso la procura, ha prima tentato di utilizzare come prove dati estrapolati dal computer rinvenuto in seguito al bombardamento dell’accampamento diplomatico del Comandante Raúl Reyes in Ecuador, prove ritenute non valide in quanto fu constatato che ben 48000 archivi dell’hard disk erano stati modificati o cancellati; successivamente,  ha usato come super testimone un esule colombiano in Svezia che, a causa di dissidi personali e con la promessa di una lauta ricompensa, si è prestato a compiere il lavoro sporco accusando Becerra di aver provato a reclutarlo per le FARC nella sede di Bogotá della Juventud Comunista, organizzazione di cui Joaquín non ha mai fatto parte, e di averlo conosciuto nel Caquetá, dipartimento in cui Joaquín non è mai stato.
Nonostante il regime abbia fallito nel suo tentativo di mostrare ANNCOL come media alternativo propaggine delle FARC, e quindi di far tacere la più importante voce vicina al popolo colombiano e alle sue lotte, non dobbiamo e non possiamo dimenticare che il compagno Joaquín Pérez Becerra sta scontando un’ingiusta condanna ad otto anni di detenzione nel carcere della Picota di Bogotá.
Oltre 9000 prigionieri politici colombiani, tra cui Joaquín, subiscono quotidianamente angherie e torture psicologiche e fisiche in prigioni estremamente sovraffollate, in cui le guardie si mostrano implacabili persecutori degli oppositori al regime ed alleati accondiscendenti dei narco-paramilitari. La loro libertà è un grido che, nelle mobilitazioni di popolo per la pace con giustizia sociale, si alza al cielo sempre più forte.

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