18 Agosto
L'Arroganza episcopale
del vescovo Marco Tasca
della diocesi di Genova
ha superato ogni misura.
Ai preti di Genova,
Invio ai preti della Diocesi di Genova e a molti Religiosi impegnati in pastorale la lettera che ho appena inviato al vescovo, Fra' Marco Tasca e al Cancelliere diocesano, mons. Michele De Santi, dopo avere letto sul sito della diocesi i risultati delle elezioni, in se stesse nulle, per cui anche i risultati sono da considerare nulli, nonostante il vescovo e i suoi cari, si ostinino a disertare volutamente e, quindi, «con dolo» il Diritto canonico e le normative relative, come ho esposto nella mia precedente Newsletter.
Il vescovo ha nominato tutti i vicari episcopali tra quelli riservati a lui, dopo averne tolto due dalla lista degli eleggibili per paura che i preti, attraverso le votazioni, facessero un referendum sul «cerchietto magico» e su di lui.
Sta di fatto che, tra membri di diritto e nominati dal vescovo, il peso della curia nel Consiglio Presbiteraleè pari al 58,82%, una maggioranza massiccia capace di schiacciare qualsiasi decisione e intimorire gli spiriti deboli. Una vera indecenza.
Lo scopo del Consiglio Presbiterale, per altro solo «consultivo», è di aiutare il vescovo a «discernere» la pastorale e i suoi metodi, per cui mentre gli altri arcivescovi precedenti davano ampio spazio ai preti di frontiera e di base per conoscere meglio il polso della situazione, questo arcivescovo, chiuso e prigioniero del suo stesso «cerchio magico senza magia», vuole, come suo costume, imporre la sua volontà (o capriccio?) senza nemmeno avere una visione di chiesa e tanto meno di diocesi, visti i risultati ottenuti fino ad ora.
Per rendersene conto basta ascoltare le sue omelie che sono «robetta da principianti».
Il vescovo ha paura e lo dimostra prevaricando sul Consiglio Presbiterale, come su tutto quello che tocca e per evitare che i preti dessero un giudizio durissimo su di lui e i vicari suoi, ha deciso di nominarli tutti in blocco con sconto da saldi, così crede di avere evitato il disonore. Non è così.
Il vescovo non sa che così facendo si è disintegrato da solo: ha detto, con i fatti, che il clero non conta nulla, che lui fa quello che vuole e si accontenta dei vicari, mentre del clero ne fa a meno. Questo e solo questo è il risultato finale di una stagione ingloriosa.
Infine, la paura è diventata spavento, quando ha visto i risultati delle elezioni del clero: i preti hanno eletto, a maggioranze schiaccianti, quelli che lui aveva scartato, punito e trasferito con autoritarismo clericale della peggior specie: quelli che il vescovo punisce il clero premia. Per questo, il vescovo ha disobbedito coscientemente al Codice di Diritto canonico che al can. 173 §2 stabilisce: «Gli scrutatori raccolgano i voti e di fronte al presidente dell'elezione esaminino se il numero delle schede corrisponda al numero degli elettori, procedano allo scrutinio dei voti stessi e facciano a tutti sapere quanti voti abbia riportato ciascuno».
Nulla di tutto questo è avvenuto, prova che il vescovo governa senza obbedire alla Legge universale della Chiesa e se ne fa anche un vanto, pubblicando i nomi in mero ordine alfabetico, senza i voti, come prescrive la legge, per stemperare tutti nell'anonimato e cercare di evitare di essere lui stesso a impiccarsi alla corda del suo albero.
Deve avere penato molto nel leggere che mons. Carlo Sobrero ha avuto un plebiscito, proprio quello che lui ha denigrato e continua a denigrare nel delegittimarne la «buona fama», nella quale, a distanza di un anno e mezzo, deve essere ancora reintegrato.
Segno di cattiveria intrinseca e mala fede che la legge chiama «dolo». Il vescovo dia l'esempio di ossequio alla Legge e se deve contestarla, lo può fare, ma nella debita forma. Il vescovo Marco Tasca, nella diocesi di Genova è un pessimo esempio sacerdotale, pastorale e di governo.
Nella lettera che allego come pdf, chiedo in forza dello stesso can. 173 §2 di avere l'elenco degli eletti e con accanto «i voti riportati da ciascuno». Poiché sono certo che non lo farà, ho deciso - e vi informo - che sto preparando un «libellus» con cui denuncerò il vescovo e i vicari episcopali, colpevoli «in solido», alla Rota Romana, competente per quanto riguarda i diritti delle persone «nella Chiesa».
La mia denuncia comprende quattro capitoli, tra cui proprio le elezioni del Consiglio Presbiterale di cui chiedo l'annullamento per violazione della Legge canonica e vizio di forma.
Invito gli eletti, alla prima riunione del Consiglio Presbiterale, di chiedere con rispetto, di conoscere l'esito dell'elezione con i voti riportati, del tipo: «Chiedo a norma del can. 173 §2 di conoscere i voti riportati da ciascuno nell'elezione del Consiglio Presbiterale ultimo. È un diritto che non può essere negato».
Verrà un giorno, in cui si farà la storia della diocesi e si dirà ciò che fu detto di Israele schiavo in Egitto: «Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto [in Genova] e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso [katèb?"n] per liberarlo"» (Es 3,7-8).
A tutti un abbraccio, senza alcun fine, perché non cerco sostegni o supporti; il mio impegno è un impegno di coscienza e lo combatto apertamente, senza sotterfugi e con la forza della Legge, pagando di persona tutto quello che c'è da pagare. Con gioia e senza lamentazioni.
Con parresìa.
Per leggere la lettera, pigiare il bottone rosso qui di seguito:
Risultati Elezioni.
Paolo Farinella, prete - paolo@paolofarinella.eu
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