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22 Ottobre 2023 10:06

Testimonianze - La nostra antimafia

80 visualizzazioni - 0 commenti

di Riccardo Orioles

Questa è la cronaca,fatta da uno dei ragazzi che "studiano da cittadini" coi Siciliani giovani e con Arci Catania. di una qualunque giornata della nostra antimafia, quella concreta e umile, l'antimafia di strada. In questo caso siamo in una delle vecchie basi di Cosa Nostra, la villa del boss Santapaola, conquistata  un po' dallo stato e molto dall'antimafia sociale. Tappa di un percorso lungo, "Le scarpe dell'antimafia", in giro per laSicilia - e non solo - a smascherare e segnalare i luoghi liberati dall'antimafia ma ancora dimenticati dallo Stato (r.o.)
 
"Chi me lo doveva dire che dopo quarant'anni
dovevo parlare dal salone di Santapaola...".
Giovanni G.
 
È il 29 settembre, io insieme ai compagni e alle compagne dei Siciliani giovani e di Arci Catania dobbiamo preparare un'assemblea contro l'ennesima vergogna dello stato, il taglio dei trecento milioni ai beni confiscati alla mafia.
Un'assemblea simbolica: si fa nell'ex villa di "Nitto"Santapaola a San Gregorio. Queste mura sono state la principale dimora del boss e posso solo immaginare di che cosa siano state testimoni. La villa è formatada un appartamento interno, un garage e un giardino, quest'ultimo collegato a un'altra casa del boss. Gli bastava - dicono - attraversare il giardino permettersi al sicuro là.
Varcando quelle porte, sentimenti diversi e strani: curiosità, felicità, tristezza, dolore...
Ma è bello pensare a dove siamo arrivati. Stiamo usando la casa del boss più potente di Catania per una faccenda sociale, per far lotta alla mafia. Ma io pensavo alla povera Carmela Minniti, la moglie del boss, assassinata qui. E poi sono entrato.
L'appartamento, anni a parte, era ben conservato. Parquet ancora intatto dappertutto, al muro parati asciutti, come nuovi. Una casa grandissima e deserta. Un piccolo crocifisso, in una stanza sul balcone, unico segno di presenza umana.
L'assemblea l'abbiamo fatta nel salone del boss, una sala ampia e vuota. A metà, all'improvviso, Matteo ci fa vedere una sorpresa, il primo numero dei "Siciliani" di Giuseppe Fava. C'erano molte cose che non sapevo, ma di più mi colpivano i morti ammazzati, che quarant'anni fa, qui da noi in Sicilia, erano una presenza abituale.
Al tavolo dell'assemblea, oltre ai nostri Matteo, Dario e Giovanni, c'era il sindaco del paesello, che dunque se l'è sentita di presenziare. C'erano pure la Fondazione Fava, il gruppo di sostegno ai bambini autistici e i sindacalisti della Cgil. Alla fine ho parlato anch'io, leggendo il messaggio di Claudio Fava (assente per lavoro). Non l'ho mai conosciuto, ma non mi ha convinto del tutto. Diciamo che mi aspettavo una cosa meno scolastica, più dura, ma è solo una mia impressione. Magari mi aspettavo di più.
Una trentina di altre persone in sala (solo una ha parlato), tutta gente matura. Per un paese così piccolo, e data la situazione (e la mancanza, al solito, di pubblicità "ufficiale"), non è poco. Però fra i ragazzi la mafia non è un grande argomento. "Sì, una volta c'era ma ora è storia passata".
Va bene, morale alto. E ora ci prepariamo alle altre giornate: oggi qua, domani a Randazzo, dopodomani a Biancavilla, poi...
Patrick Messina (Grazie anche a Adriana, Alessandro, Anna, Benedetta, Dario, Dario, Elena, Francesca, Francesco, Ginger, Gloria, Luca, Marco, Marit e Paolo. E pure ai "capi-scout" Giovanni, Dario e Matteo :-)

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