7 Novembre
In quella che resta "la più bella Costituzione del mondo", all'articolo 32 si legge: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". Quanto è amaro constatare che se questo oggi, nei fatti, non è più così vero per tutti, lo è ancora meno per chi, trovandosi nella condizione di vivere per strada, non ha più diritto a un medico di base. La mancanza di un medico di base per le persone senza numero civico rappresenta non solo una disuguaglianza sanitaria, ma anche un costo maggiore per lo Stato, che spesso si trova a far fronte a interventi d'emergenza piuttosto che a cure preventive. Da ieri anche il Senato con 130 voti a favore ha colmato questa lacuna umana, prima ancora che costituzionale, e ha approvato in via definitiva la legge che riconosce anche ai senza fissa dimora il diritto a iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali; di scegliersi un medico; di accedere ai LEA (ossia alle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza). Segnali di fumo di umanità da parte delle istituzioni democratiche.