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5 Febbraio 2006 11:22

IL VARCO

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di Doriana Goracci

Venne fermata una messa 40 anni fa in una chiesa della periferia di Roma, perchè io, quasi adolescente, non avevo neanche un fazzoletto da naso sulla testa. Mi convinsi che avevano ragione e mi impegnai a capire e conformarmi.Di lì a poco entrai in Gioventù Studentesca, mi piaceva questo stare con tanti diversi, fare la comunione in una stanza a dividerci il pane, poter chiedere e non avere mai risposte ma altre domande. Poi un giorno ci dissero che si chiudeva. Il nostro Don Diego finiva in una parrocchia di Ostia, noi potevamo dirottare in Azione Cattolica. Per me si chiuse la stagione di quello stare insieme, avevo cominciato già a sperimentare lo stare da sola con tanti, senza certezze.Nessuno più mi ha convinta a battezzare e comunicare i miei figli, a sposarmi se non civilmente, ad abortire, ad amare l'altro.Poi mi ritrovai a lavorare vicina, molto vicina al Vaticano, nel dopo Sindona come operatrice finanziaria di una grande banca....Le chiese del centro di Roma rimanevano un luogo dove potevo avere silenzio, quando uscivo nel caos, seduta tranquilla a godermi cinque minuti di pace.Poi cominciò a montarmi una rabbia, un'insofferenza indicibile. Nessuno mi chiese più di mettermi un fazzoletto da naso , almeno quello, sulla testa, ma io avvertivo un burqa che mi attendeva. Non voglio ripetere a nessun* il percorso soffocante, pervasivo, occulto e manifesto che ho fatto in questi ultimi anni come cittadina e donna. Ho cercato di avere come interlocutori i cristiani di base, quelli come Don Diego che se ne vanno con i perdenti e gli invisibili. Ho ascoltato e non ho fatto più domande: mi si davano sempre più regole, obblighi come nell'attuale governo.Ricordo quando morì il "papa buono" e con la mia famiglia andammo a San Pietro a commuoverci per salutare un nonno, uno di casa, uno che era andato a Regina Coeli: ma io non posso oggi andare a visitare i carcerati, io non sono una parlamentare o un'iscritta ad una associazione di volontariato. Io non sono un'iscritta: sono tutto e non sono niente. Sento che devo farmi largo tra le parole e i pensieri, tra l'agire e la volontà dura e terribile di chi mi vuole piegare. Quando è morto il papa polacco, stavo molto male ed ero nella mia casa di paese, sola con una cascata infinita 24 ore su 24, che mi si rovesciava addosso tra tv radio e stampa. Non potevo muovermi dal letto e non avevo scampo.Poi sempre più pastori e sempre più pecorelle in questo paese dove si premia l'intolleranza e si fa marmellata della Costituzione e della Resistenza. Negli ultimi mesi arrivano poi parole come "uscire dal silenzio", un' indicazione come "fare breccia",e allora eccola l'onda,la voglia grande di unirmi a tutti quelli che sono stati sequestrati come me in questi disastrosi anni, nel disegno opprimente e devastatore del potere culturale e politico in questo Paese. Si è aperto un varco, i volti di quell* che dicono facciamo breccia, usciamo dal silenzio sono poch*, sta a noi metterci insieme e dire tutto il nostro scontento e pretendere di esistere. Doriana Goracci

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