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14 Dicembre 2006 04:54

i femminicidi di Ciudad Juarez

991 visualizzazioni - 0 commenti

di Monica Lanfranco

I silenzi di pietra sul femminicidio di Juarez di Monica Lanfranco Le croci rosa della copertina del libro non sono un disegno o una invenzione grafica; dai vari siti dove si parla di Ciudad Juarez le fotografie del cimitero della cittadina di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti stanno lì, dove queste croci campeggiano sulle tombe, ad inchiodarci con quel loro rosa inoffensivo e tenero. Le espressioni usate per raccontare i fatti alla base del romanzo verità di Alicia Gaspar de Alba sono raccapriccianti: femminicidio, strage di genere, assassinii seriali con l?aggravante della brutalità ferina. Il deserto delle morti silenziose-i femminicidi di Juarez, questo il titolo del libro edito da Nuova Frontiera di Alicia Gaspar de Alba, nata a El Paso, docente associata presso il dipartimento di Studi Chicani e quello di Inglese dell'Università di Los Angeles è un testo duro e difficile da digerire. Come duro e difficile è stato il percorso di quattro anni di ricerche dell?autrice, che ha scritto diverse opere di poesia e prosa, tra cui raccolte di versi e saggi, nella ricostruzione dei fatti di sangue che da oltre dieci anni si succedono in questa zona desolata del Messico, nell?allucinante disinteresse della comunità internazionale. Ciudad Juárez, 1.500.000 abitanti, si trova nello stato di Chihuahua, poco lontano dalla frontiera con gli Stati Uniti. Dal 1993 oltre 500 donne sono state rapite, violentate e assassinate. In maggioranza avevano caratteristiche comuni: almeno un centinaio erano di umili origini, quasi sempre operaie, di struttura minuta, brune e con i capelli lunghi. Tutte sono state vittime di violenze sessuali e strangolate. Moltissime rimangono ancora senza nome. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati nei quartieri del centro cittadino, altri scoperti in zone incolte della periferia, ma una cosa è certa: tutte le donne sono state uccise da qualche altra parte, a volte dopo esser state sequestrate per intere settimane. Il modus operandi degli assassini è identico a quello dei serial killer. Gli omicidi si ripetono, si assomigliano, le sevizie sono le stesse e riguardano non solo donne adulte ma anche adolescenti, e bambine di 10 o 12 anni. Per tutte le donne Ciudad Juárez è diventato il luogo più pericoloso del mondo. Da nessuna parte, neppure negli Usa dove pure i serial killer non mancano, le donne sono così gravemente minacciate. Nel resto del Messico, su dieci vittime di assassini una sola è donna. A Ciudad Juárez, su dieci persone assassinate quattro sono donne. Secondo le Nazioni unite, il tasso di impunità in Messico è quasi del 100%. Gli interrogativi si susseguono all'infinito, senza che nessuna inchiesta seria sia in grado di fornire risposte. Diverse testimonianze indicano che gli assassini sarebbero stati protetti, in un primo tempo, dai poliziotti di Chihuahua. Successivamente avrebbero beneficiato di appoggi negli ambienti del potere legati al traffico di droga. Un femminicidio, denunciano le associazioni di donne: un genocidio contro le donne che attenta alla loro integrità, alla loro salute, alla loro libertà e alla loro vita. Patricia Gonzales, magistrata messicana di recente invitata in Italia racconta:?La città è diventata il simbolo del fenomeno del femminicidio. Si tratta di una metropoli di frontiera con un altissimo tasso di violenza di genere, rivolta soprattutto contro donne immigrate e di bassa estrazione sociale. La negligenza delle autorità ha lasciato per molto tempo irrisolti la maggior parte dei casi di omicidio o scomparsa di giovani donne, e solo nell?ultimo periodo sono stati trovati alcuni dei colpevoli. È stata creata un?équipe multidisciplinare per affrontare i nessi tra femminicidi, tratta e scomparsa delle donne, ma ancora resta molto da fare per sensibilizzare la popolazione sul tema della violenza di genere, alla base del fenomeno?. Impressionante la contabilità sul fenomeno della violenza alle donne in Sud America: ne è emerso che lo stato di Chihuahua, nel quale si trova Ciudad Juarez, non è affatto quello maggiormente afflitto dalla violenza di genere. Né il Messico, né il Guatemala, nazioni simbolo del femminicidio nel contimente, sono i luoghi più pericolosi per una donna: questo primato spetta al Perù. MA il problema più grave è che la violenza di genere viene riconosciuta come tale con grande difficoltà: la reazione più comune di fronte all?evidenza dei fatti è un atteggiamento negazionista o la minimizzazione, incrementate dal fatto che le violenze hanno in comune una visione della donna come un oggetto usa e getta, che si può violare ed eliminare. Il deserto delle morti silenziose inizia proprio dalla soggettiva di una delle vittime, lasciando dopo due pagine senza fiato chi legge. E in questa epidemia di uccisioni, come la definisce la de Alba, affonda la vicenda di Ivon Villa, protagonista del libro. Originaria di El Paso la donna torna in Texas per adottare il figlio di Cecilia, una giovane messicana che lavora in una maquiladora, una delle numerose fabbriche della zona che sono alla base dell?economia locale, dove la quasu totalità delle braccia sono femminili . Ma la donna viene ritrovata morta in una macchina vicino a Juárez, e Ivon è catapultata nella realtà della frontiera, fatta di violenza, sopraffazione e morte. Gli stupri e gli omicidi della ragazze del sud - las muchachas del sur - continuano, e le storie delle loro tragiche vite sono scritte col sangue e raccolte solo dalla sabbia del deserto, nell'indifferenza di tutti, persino dopo la denuncia fatta dal Report di Amnesty International. Quando però ad essere rapita è la giovane sorella di Ivon, lei capisce di non avere altra scelta se non trovarla ad ogni costo. Nonostante gli avvertimenti della famiglia, dagli amici e dalle autorità, la sua ricerca la porta ad addentrarsi sempre di più nel labirinto del silenzio. Perché infatti occuparsi della morte di donne povere, insignificanti centesimi da spendere nell?economia della frontiera? Forse la risposta del perché di questa opera così bruciante e importante sta tutta nella descrizione che di sé fa de Alba:?Sono nata a El Paso, in quella terra di confine: mi unisco alla fila di coloro che credono che il silenzio equivalga alla morte. Madres, proteggeteci.? www.monicalanfranco.it

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