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8 Gennaio 2007 15:50

Il sangue degli altri

2208 visualizzazioni - 0 commenti

di Maurizio Chierici

Adesso che Pinochet e Saddam Hussein sono morti, sappiamo dei loro delitti. Storie che fanno piangere, con una domanda: noi dov'eravamo mentre loro organizzavano quei giochi atroci ? Eravamo dove siamo; distratti da altre cose. I giornalisti hanno sempre spiegato ciò che riuscivano a scoprire nelle ombre di paesi amici, liberi e democratici con la debolezza di allevare mostri per un pozzo di petrolio. E il mosaico dell'orrore si è lentamente composto sugli schermi dell'informazione: ha anticipato, anno dopo anno, rivelazioni in piccola parte distribuite nelle ultime settimane. Non si sa ancora tutto: aspettiamo. A volte non è stato facile raccontare. Gli interessi delle economie hanno pesato sulla buona volontà di chi denunciava i diritti umani calpestati. Storie che si allontanano. L'informazione è cambiata. Non solo nei giornali: satelliti e telefonini. Il sangue degli altri ci perseguita sulla neve delle vacanze e nelle ore del lavoro. Impossibile far finta di niente. Vale sempre per coloro che vogliono sapere, proprio come vent'anni fa perché le dittature non sono svanite e la crudeltà continua: Corea del Nord, Pakistan, Iran, dinastie africane sulle quali soffiano le multinazionali di diamanti, uranio, petrolio; sopravvivenze in America Latina. Nostri amici, nostri nemici; la morale é di gomma. Cambia quando cambiano gli interessi. A volte si diventa amici per distrazione. Ecco perché, senza polemica ma con spirito di carità, mi rivolgo pedagogicamente alle autorità di una piccola città ( Parma ) felice per aver ricevuto con gli onori dovuti a un capo di stato, Isaias Afwerki, presidente dell'Eritrea. Trascrivo le parole dei giornali e delle Tv locali, incolpevoli perché sono limitati a raccogliere l'allegria delle loro autorità. Prefetto Angelo Tranfaglia: < E' stata una piacevole occasione per sottolineare lo stretto legame tra Parma e l'Eritrea, piccola comunità che non supera le 250 persone e che ha saputo bene integrarsi >. Sindaco Elvio Ubaldi: < Si tratta del primo contatto tra la nostra città e il governo eritreo. L'incontro è servito a gettare le basi per una cooperazione economica, scientifica e sociale. Per il progetto di un ospedale pediatrico in Eritrea, il comune valuterà il tipo di contributo che potrà dare, ma sarà altrettanto importante garantire un collegamento diretto col nostro ospedale >. Prima della foto ricordo il sindaco ha benevolmente regalato al presidente l'emblema dell'antico sigillo della città e un volume dedicato a Parma, < come invito a tornare >. Il suo assessore Mario Marini si è lasciato travolgere dall'entusiasmo: < La presenza del capo dello stato dell'Eritrea ha un duplice significato, economico e sociale >, in quanto la delegazione avrebbe dimostrato interesse soprattutto per la Stazione Sperimentale dell'industria delle conserve alimentari. E gli incontri non sono finiti: Unione Industriali, altre autorità. Sbadamente ci si è dimenticati di avvisare la < piccola comunità eritrea >. Ha saputo della visita hanno il mattino, dopo leggendo i giornali. Sempre i giornali e Teleducato fanno sapere che i tre milioni di euro necessari alla costruzione dell'istituto pediatrico vedrebbero impegnate la Fondazione Cassa di Risparmio, Provincia, regioni Emilia e Toscana. Ma il prefetto Tranfaglia, il sindaco Ubaldi e l'assessore Marini sanno chi é il presidente al quale hanno aperto le braccia ? Uffici stampa o consulenti milanesi pagati come è giusto pagare collaboratori preziosi, sono stati invitati a dare un'occhiata almeno su internet ? Tutto continua come vent'anni fa. I dittatori passano per le nostre case tra evviva e benvenuti, non importa i loro delitti. In ritardo aggiorno le autorità distratte. Dal 2001 gli articoli di Massimo Alberizzi spiegano sul < Corriere della Sera > cosa succede in Eritrea. Il Corriere non è proprio un foglio clandestino. Racconta dell' Eritrea dove spariscono undici ministri. Pretendevano che la costituzione votata nel referendum 1993 fosse applicata. Puniti. Forse in galera, forse morti. Il presidente non risponde ad Amnesty e alle Nazioni Unite. Insistono nel voler sapere che fine ha fatto il numero due del paese, unica testa pensante fra i generali dei quali Isaias si circonda: Pedros Salomon sembra svanito. Ancora vivo ? After, la moglie, era negli Stati Uniti per un master. Vuole tornare. Trattano gli americani ed After si sente garantita. Tra Londa e Asmara viaggia con un reporter della Bbc. Diventa il testimone del suo arresto. La polizia la porta via. Non se ne sa nulla fino a quando una voce la dà per morta, sfinita dalla tortura. Nel 2001 l' Italia di Berlusconi guida l'Unione Europea e a nome dell'Europa l'ambasciatore italiano Antonio Bandini chiede spiegazioni sull'arresto dei ministri e sollecita rispetto per i diritti umani. Espulso. Fanno le valige anche i carabinieri inquadrati nella missione Onu. Elias li chiude nella caserma circondata dalle truppe eritree. E' la prima volta che un missione delle Nazioni Unite lascia un paese prima della fine del mandato deciso dal palazzo di vetro. Ma il governo Berlusconi fa finta di niente e rinnova l'incarico alla missione fantasma: 1 miliardo e 747 501 milioni di euro. Da qualche parte saranno finiti. Via anche le Ong italiane e straniere. L'ultima espulsa é Mani Tese, presenza storica nel Corno d'Africa. Il peccato mortale punisce chi vuol sapere come vengono impiegati soldi e aiuti. Sospettano diventino armi e pretendono verifiche. < Non avete il diritto di interferire >. Fuori. Se ne vanno anche i tecnici che ripuliscono i campi dalle mine delle guerre di Isaias. Fa sequestrare gli automezzi e proibisce all'Onu di usare aerei ed elicotteri. Sta succedendo qualcosa. Le agenzie sono in allarme: l' Eritrea ha aperto campi di addestramento alla Corti Islamiche. Le equipaggia militarmente in previsione della conquista della Somalia. Al Qaeda inaugura la sua base africana. Se era possibile peggiorare i rapporti con Roma, il regime eritreo ce la fa. I poliziotti arrestano, bastonano e rubano l'automobile con targa diplomatica al primo segretario dell'ambasciata, Ludovico Serra. Era andato a Massawa per verificare la denuncia della famiglia Melotti, industriali di una birra che ha conquistato l'Africa. Isaias si era innamorato della loro villa costruita sul mare dall'architetto Vietti, anni sessanta. Offriva 600 mila dollari, valeva due milioni e mezzo, Melotti rifiuta ed è sgombrato militarmente come inquilino abusivo. Ludovico Serra va a vedere cosa succedendo. Strappato dall'auto, prigioniero con l'attenzione ruvida riservata agli agenti nemici: torna ad Asmara in corriera. Per punizione, espulso. Massimo Alberizzi attraversa l'Africa da vent'anni ed ha chiesto al senatore, Alfredo Mantica, An, sottosegretario esteri nel governo Berlusconi, se Roma ha intenzione di farsi sentire. Mantica svaga: < L'episodio rientra in un ciclo di rapporti un po' complicati. Abbiamo protestato espellendo il numero due dell'ambasciata eritrea a Roma, vedremo di prendere altri provvedimenti >. Non li hanno presi, perché ? Risponde Alberizzi da Nairobi dove ha ritrovato la libertà dopo l'arresto delle Corti Islamiche a Mogadiscio: < Fuori dall'intervista, Mantica spiega l'imbarazzo: ? Iasaias fa affari col fratello del capo'. Insomma, l' Italcantieri di Paolo Berlusconi >. Dribblando il vincolo dell'Unesco che considera l'architettura italiana del lido di Massawa patrimonio dell'umanità, un'altra impresa italiana demolisce tutte le case, meno villa Melotti, ormai residenza presidenziale. Il progetto dell'Italcantieri prevede la costruzione di mille appartamenti, palazzine di quattro piani. Villaggio turistico da sogno è l' elogio dell'Istituto per il Commercio Estero dell'era Berlusconi. Anche il < capo > ( come il sindaco di Parma, Ubaldi ) fa quattro chiacchiere con Isaias ospite nella Sardegna di Villa Certosa per la felicità per Piergianni Prosperino, leghista della prim'ora, al tempo assessore nella giunta lombarda di Formigoni. Dietro alle storie delle quali si parla c'è il dolore della gente senza nome. L'Eritrea è un paese disperato. Non solo l'abbandono di una nazione che è al centocinquantesimo posto nella coda dei poveri del mondo, manca il pane, non parliamo di latte, carne, medicinali, ma la malattia incurabile resta la paura. Quattro milioni e mezzo di persone vivono gli incubi di un regime che non dà respiro. Migliaia di prigionieri, non si sa se vivi o morti. Le persone non sposate al di sotto dei 40 anni sono obbligate al servizio militare < indefinito >. Braccia di ferro con la chiesa cattolica: Isaias pretende che suore e preti, single per devozione, imbraccino il fucile. Chi scappa, si porta dietro un dolore del quale è impossibile liberarsi. Genitori, mogli, figli devono pagare 12 500 euro di multa per il familiare che ha < tradito la patria > altrimenti lavori forzati anche agli ordini delle poche imprese europee ( camice italiane, eccetera ) sopravissute in Eritrea. Le coscrizioni indefinite dello stato fanno sparire gli uomini in età di lavoro. Nei campi solo vecchi, donne e bambini. La Chiesa è in difficoltà. Isaias sta montando dissidii inesistenti tra cattolici e ortodossi, una regione contro l'altra per governare il caos. Università di Asmara chiusa, degli intellettuali non ha bisogno. Se le periferie politiche italiane sono distratte dai giochi delle elezioni amministrative, Romano Prodi ha affrontato la breve visita di Isaias a palazzo Chigi nel modo giusto: gli ha chiesto di ripristinare la legalità e smetterla con atteggiamenti che ostacolano i legittimi interessi dell' Italia. Finalmente il sindaco Ubaldi ha scoperto chi gli hanno portato in casa. D'ora in avanti leggerà i giornali e non rinnoverà ad Isaias l'invito a tornare. Nella < sua > villa nel mare di Massawa, il presidente dell'Eritrea può solo guardare rinunciando ai milioni dell'ospedale destinati a diventare armi. Speriamo, non si sa mai. mchierici2@libero.it

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