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12 Marzo 2007 12:34

A qualcuno piace razzista

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di Maurizio Chierici

Può la politica vivere senza informazione ? Nessun problema; la gente cambia programma ogni tre minuti. E certi giornali scrivono per lettori che pensano con la pancia. A volte le bugie sopravvivono malignamente alla volubilità di chi dovrebbe essere informato, strascichi fastidiosi, ma nessun dramma. Il sospiro di Ryzard Kapuscinski, viaggiatore straordinario dell?ultimo Novecento, appartengono alla lealtà di un passato pre-elettronico, quindi superato. < Per capire cosa succede nel mondo che non ci appartiene meglio evitare la pigrizia delle analisi confezionate a tavolino. Bisogna attraversare le frontiere; viaggiare per ascoltare altre realtà anche se la comprensione resta complicata, ma intanto proviamo a respirare l?aria che respira la gente della quale vogliamo occuparci. Negli altri posti, come nei nostri posti, la burocrazia tra informazione e potere ci avvolge nelle reti di modesti figuranti il cui impegno è rendere invisibili gli avvenimenti che interessano la curiosità di chi racconta >. Kapuscinski mette in guardia dai professionisti della manipolazione, caricature di comunicatori che sbarcano il lunario confondendo politica e lettori. Non sempre col sorriso pastorale delle Betulle o l?intrigo carnevalesco delle commissioni alla Paolo Guzzanti costrette a galleggiare sui giochi dei funamboli dell?informazione. Povero Kapuscinski che insiste: < Il vecchio mestiere del controllare prima di scrivere scioglie l? intrigo dei disinformatori >. Ma bisogna davvero controllare e davvero non fidarsi delle voci che fanno girotondo. Serve la precisione richiesta al barbiere col rasoio in mano o all?operaio nella catena di montaggio altrimenti le commediole continuano con risultati che potrebbero sembrare comici se non nascondessero ferocia e stupidità. Per non parlare dell?ignoranza dei politici disposti a cavalcare la notizia comoda alle loro polemiche. Non importa da dove viene. Importa che faccia baccano.. Piccole cronache delle ultime settimane. Il sindaco di Parma ( centro destra ) festeggia con gli onori riservati al visitatore illustre, Isaias Afwerki, dittatore dell?Eritrea. Si è liberato di undici ministri: spariti, nessuno sa dove li ha sepolti. Prova ad obbligare preti e suore al servizio militare < indefinito >; butta fuori le organizzazioni umanitarie italiane e il console generale: volevano sapere di certi affari, un po? affari di Al Qaeda e un po? della famiglia Berlusconi interessata a costruire villaggi vacanze nella spiaggia di Massaua. Confidenze dell?ex sottosegretario agli esteri Mantica al giornalista del Corriere della Sera Massimo Alberizzi. Per il sindaco di Parma, puntellato da Forza Italia, non solo Isaias diventa l?interlocutore ideale nello sviluppo di < proficui > rapporti tra la sua città e la dittatura, ma nel timore di perderne l?amicizia lo omaggia di un antico sigillo con l?obbligo morale di tornare ad abbracciarlo. Nessuna tragedia. Miopia della provincia e di un sindaco male informato nell?evo dell?informazione elettronica. A Roma non sarebbe successo; invece Roma scivola sulle stesse bucce. Qualche sera fa, quando Aldo Forbice annuncia l?ospite importante che Zapping offre agli ascoltatori di Radio Uno, ho l?impressione di aver capito male: non può essere Alejandro Pena Esclusa, affiliato venezuelano al Nuevo Orden, Ordine Nuovo: ormai fuori legge, sopravvive dietro altre maschere: Fuerza Solidaria è l?ultima versione. Nelle parole commosse di Forbice e dei suoi ospiti, Pena diventa paladino della libertà e difensore dei valori cristiani soffocati dal castro-comunismo di Chavez. La voce di Forbice lo dichiara < presidente dell?opposizione moderata > e le domande degli ospiti di Zapping, immutabili comparse, prima della domanda nella quale è già compresa la risposta, si rivolgono ad Alejandro Pena Esclusa come la riverenza dovuta a un capo di stato: < Signor Presidente?>. Tenerezza per l?ignoranza esibita sotto il velo della rispettabilità. Volevo telefonare: attenzione, ma sapete chi è ? Viene da una setta anni Ottanta: < Tradizione, Famiglia e Proprietà >, un filo meno spirituale del Dio, Patria e Famiglia, fascismo brasiliano di Plinio Correa de Oliveira, caro alle squadre della morte della dittatura militare. Per affiliarsi alla Tradizione di Alejandro bastava dimostrare di essere ariani: sangui misti e profili adunchi, esclusi. Dieci anni fa, lo Stephen Roth Insitute di Tel Aviv dedica qualche riga del capitolo < antisemitismo e razzismo >, al Nuevo Orden venezuelano guidato da Felix Diaz Ortega con Alejandro avanguardista. Disegna svastiche sulle pareti della sinagoga shefardita di Los Palos Grandes di Caracas. Accoglie con saluti fascisti i fedeli che escono dalle funzioni dello sabbath. Semina messaggi scherzosi nell?asfalto delle strade attorno: < morte agli ebrei >, < ho un crematorio in tasca >. Ma è sulla leadership dell?opposizione la pagina curiosa. Lo ricorda in una lettera di Gennaro Carotenuto, professore all?università ed osservatore internazionale nelle consultazioni elettorali dell? America Latina. L?ultima volta che Alejandro si è offerto agli elettori per contrastare l?ascesa di Chavez, è successo nel 1998: lo hanno votato 2424 persone, parenti compresi, percentuale 0,04. Da quel momento rifiuta ogni sistema elettorale dichiarandolo fraudolento. Dopo le ultime presidenziali, dicembre 06, si è scagliato contro Mauel Rosales, governatore di Zulia, stato petrolifero e portabandiera del cartello dell?opposizione: < vigliacco e traditore > perché Rosales aveva pragmaticamente riconosciuto la vittoria di Chavez, 62 per cento delle preferenze. Quattro milioni e mezzo di voti non erano bastati a Rosales per lambire il prescelto, ma sono proprio questi voti che Alejandro e i suoi 2424 ex elettori gli rimproverano. Con Chavez non si tratta: Chavez va rovesciato con un colpo di stato. I militari fedeli al popolo lo stanno preparando. Questione di mesi. Ormai è finito. Il mondo deve prenderne atto e non comprare petrolio dal Venezuela al prezzo scontato del 20 per cento, come l?ignobile Firenze. Dogmatico, irriducibile. Il Dio di Alejandro Pena Esclusa è un padreterno che non perdona. Lo ripete nelle mille mail distribuite per farsi un nome. Mitomania che dilaga: perfino gli auguri di Natale ad Uribe, presidente della Colombia. L? hobby di Alejandro è provvisoriamente l?apocalisse; il suo cattolicesimo conserva l?esasperazione armata dei Legionari di Cristo, < ussari neri della Chiesa >, ai quali aggiunge l?integralismo senza respiro degli ultimi pentecostali di San Raffael, sotto le Ande, quel Verbo Incarnato cresciuto sotto l?ala del vescovo Leon Kruk: nelle sue omelie giustificava il terrorismo di stato della dittatura militare ( 30 mila desaparecidos ) con la necessità di chiarire i rapporti tra fede e società civile. Pulizia etnica nel nome dell?altissimo. Trasformare Alejandro in Giovanna D?Arco può essere uno svarione giornalistico, se ne fanno tanti, ma coinvolge la Rai di Forbice, il direttore del Tempo Gaetano Pedullà ( prima pagina dedicata al combattente per la libertà ) e una scatenata Radio Radicale che Dimitri Buffa infiamma con parole che sono pallottole. Purtroppo l?imbroglio sale le scale della politica: Alejandro viene ricevuto dall?onorevole Lorenzo Cesa, segretario dell?Udc, assistito dall?onorevole Pionati, già cronista politico ( e furbissimo ) del Tg1: < Chavez sta per scacciare due milioni di italiani, dovete impedirlo >. E Cesa e Pionati scrivono nel comunicato distribuito alla stampa di < essere fortemente preoccupati. Si è convenuto di promuovere una serie di iniziative a livello parlamentare e politico pretendendo chiarimenti dalle autorità venezuelane >. Ecco il problema: le autorità venezuelane sanno chi è Alejandro ? Qualcuno ne ha sentito parlare. Anche l?opposizione conserva vaghi ricordi. Navigatore pericoloso, racconta Teodoro Petkoff, intellettuale del socialismo antichavista. Ala destra golpista nutrita con parsimonia da imprenditori che si illudono di tornare ai vecchi tempi scatenando i militari. Ma non si fidano. Gli pagano qualche viaggio-propaganda. Tanto il Venezuela è lontano e nessuno sa. Fra gli arrabbiati che a Caracas ogni mattina coprono di insulti il governo, il nome di Alejandro Pena Esclusa < ricorda qualcosa >. Non a Pedro Pablo Penaloza, autore del libro pre elettorale < Si può battere Chavez >: non lo ha mai sentito nominare. Nel libro disegna i profili dei possibili avversari dell?uomo forte, Alejandro non appare nemmeno nel glossario d?appendice, fila interminabile di comprimari dell?opposizione. Quando chiedo a Roberto Giusti, giornalista arrabbiatissimo dell?arrabbiatissimo quotidiano L? Universal, alza le spalle: parliamo di cose serie non di chi cerca di sopravvivere saltando di qua e di là. Pena Esclusa ha provato a farsi accettare dal governo quando i suoi elemosinieri si sono accordati con Chavez. Forse l?avrebbero preso in considerazione, ma rappresenta solo se stesso ed è stato liquidato. Non sanguinario come l?Isaias che ha incantato il sindaco di Parma, solo un signor nessuno. Tira a campare aggrappandosi ad ogni convenienza, dall?antisemitismo al socialismo cristiano del presidente. Presidente discutibile, da odiare o da amare, ma presidente votato dalla gente. Non il presidente consacrato da Zapping e ascoltato con < preoccupazione > dal segretario Udc e dal Pionati che saggiamente ha cambiato mestiere. Una fatica fare il giornalista e controllare le notizie. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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