193 utenti


Libri.itLA SIRENETTACOSÌ È LA MORTE?LA REGINA DELLE NIAGARA FALLSPOLLICINOCIOPILOPI MARZO 2024 – SULLA MORTE E SULLA VITA
Emergency

Fai un link ad Arcoiris Tv

Fai un link ad Arcoiris Tv

Utilizza uno dei nostri banner!












Lettere ad Arcoiris

inviaci le tue opinioni, riflessioni, segnalazioni

Per inviare un lettera ad ArcoirisTV, riempi i campi sottostanti e clicca su "Invia". Se è la prima volta che scrivi, riceverai una email con un link ad una pagina che dovrai visitare per far sì che le tue lettere vengano sempre pubblicate automaticamente.

Informativa privacy

L’invio della "Lettera ad Arcoiris" richiede l’inserimento del valido indirizzo email del utente. Questo indirizzo viene conservato da ArcoirisTV, non viene reso pubblico, non viene usato per altri scopi e non viene comunicato ai terzi senza il preventivo consenso del utente.

maggiori info: Privacy policy

28 Maggio 2007 10:25

Perché Chavez è maleducato

2410 visualizzazioni - 1 commento

di Maurizio Chierici

C’è una notizia che non sembra importante, invece è importante. Fra i temporali politici d’ Italia, 20 morti al giorno di Bagdad e l’annuncio provvisorio dell’estate < di sangue > promessa da Bush; per non parlare dei campi profughi bombardati a Beirut e l’Afghanistan che sta riscoppiando, questa notizia ha la fragilità di una notizia che non fa notizia, eppure tutti ne parlano, bisogna dire giustamente. Le nuove generazioni possono guardare al futuro solo se i media informano con onestà: in fondo è banale, purtroppo bisogna ripeterlo perché l’antenna selvaggia tira diritto. Da stamattina Radio CaracasTv non va in onda. Il governo Chavez ha tagliato la frequenza scaduta poche ore fa. E’ stata una delle televisioni che ha guidato il golpe contro Chavez nel 1992. Qualche mese dopo si è impegnata con bollettini di guerra per sostenere lo sciopero dei dipendenti della Pdvsa, società petrolifera statale di un paese che vive di petrolio. Un modo per precipitare nel caos il presidente risorto dopo 36 ore di prigione militare; non importa le conseguenze economiche. Il Venezuela resta senza petrolio, auto ferme, negozi chiusi per un mese borse e affari a picco. E la gente deve portare pazienza. Eppure ogni volta che si va a votare il 70 per cento vota Chavez e il 30 per cento vota contro. Più o meno il rapporto tra miseria e benessere, tra chi difende i privilegi e chi, pur non essendo alla fame, ha voglia di costruire un avvenire equilibrato invitando gli arricchiti negli anni delle improbabili democrazie corrotte, a tener conto delle urgenze di una maggioranza ormai alle corde, ghettizzata nei ranchos, monumenti di baracche che assediano le città. Con populismo e demagogia ( secondo l’opposizione ) il Chavez dagli interminabili discorsi prova a trasformare il paese costruendo qualche speranza. Declama, impone, decide con la foga di un militare in congedo: non si è liberato da decisionismo e diffidenza, dogmi assimilati nella vita in divisa. Ma se si tornasse a votare domenica, riavrebbe il 70 per cento dei consensi di chi ha voglia di sperare. La gente tocca con mano i primi cambiamenti sgraditi alle classi dominanti, come succede in ogni posto quando si comincia a ridistribuire i privilegi. Anche le soluzioni restano le stesse di ogni America Latina e di altri paesi che la grande economia ha colonizzato. O si eliminano le elezioni, o si torna alle vecchie abitudini care alle aristocrazie del potere e alle borghesie satelliti cresciute attorno: vogliono rispetto per il censo e tolleranza zero verso le classi emarginate e maleducatamente inquiete. Allora Chavez ha fatto bene ? Chavez ha sbagliato. Non si spegne mai la voce di chi informa. In Italia è successo negli anni di Berlusconi: licenziati dalla Rai Biagi e Santoro colpevoli di testimoniare ogni realtà. Ma in Italia l’essere scacciati dalla Rai in obbedienza al proprietario Mediaset, azienda concorrente all’ente di stato, voleva dire sparire per l’intera durata di un governo presieduto dal proprietario Mediaset, riesumazione elettronica dell’antico confino fascista. Cesare Pavese, Carlo Levi e ogni intellettuale o piccolo italiano che non sopportavano il regime, sono stati deportati in paesini sperduti dell’ Italia senza strade, o chiusi a Lipari e altre isole, come Pertini e i padri della democrazia.. Insomma, dovevano sparire e tacere. Il dolore dei loro diari è arrivato alla gente solo dopo la caduta di Mussolini. Chavez ha sbagliato anche perché RadioTvCaracas stava aspettando il giudizio dell’alta corte alla quale ha fatto appello. Giudizio arrivato a poche ore dalla chiusura delle frequenze quando la nuova Tv di stato era ormai pronta a prendere il posto della Tv giubilata. Troppi sospetti per immaginare una sentenza al di sopra delle parti. La democrazia partecipata non sopporta una certa forma nelle imposizioni. Ma a differenza degli ordini di ogni uomo forte, a differenza di quanto capitato a Biagi e Santoro oscurati fino a quando Palazzo Chigi non ha cambiato inquilino, RadioTvCaracas può continuare a trasmettere via cavo e sul satellite. I cavi abbracciano l’intera Caracas Est, zone rosa, ma anche ville e palazzi e residenze della città. Il satellite arriva in ogni quartiere e in ogni posto: quasi un milione di antenne copre il Venezuela. Nessuna condanna a morte, solo un colpetto alla raccolta pubblicitaria: i ranchos dei senza niente non partecipano a certi privilegi e da stamattina smettono di dipendere dagli spot di RadioTvCaracas la quale fortse perde qualche inserzionista, ma continua ad informare come prima. Fino a poche ore fa era la seconda potenza radio-televisiva del Venezuela. Nasce nel 1929 dal gruppo Phelps, holding alla quale partecipa la Rca, casa discografica famosa nel mondo. Nel 1936 la Phelps cambia nome diventando Radio Caracas alla quale aggiunge la Tv: nel 1953: la dittatura del generale Jimenez ha bisogno di popolarità. Chiede un favore e i devoti non lo negano: vuol disporre di microfoni che facciano da stampella ad un regime tra i primi ad inaugurare la parola < desaparecidos >. Il gruppo degli eredi della vecchia Phelps è guidato da Peter Bottone, azionista di maggioranza; Marcel Garnier è l’ integrante della famiglia. Come succede un po’ ovunque, Peter Bottone non fa solo l’editore. Giro d’affari largo. Fra i tanti impegni, rappresenta la holding Usa che tredici anni fa ha venduto all’aviazione militare venezuelana caccia da guerra F16, affare finito nel turbinio di uno scandalo non ancora risolto: tangenti e milioni di dollari svaniti chissà dove. Ma l’etica dei proprietari non cambia il problema. Anche se non chiude la bocca a nessuno, negare una frequenza ad una televisione sul mercato dal 1953 è decisione che inquieta il laboratorio maleducato della democrazia venezuelana. Maleducato per come i proprietari dei media abituati ad un passato di privilegi, insistono nel rifiutare il dialogo e riconoscere le leggi avendo scelto lo scontro selvaggio con la speranza di mettere al tappeto il governo. Maleducato per la scelta del governo di rispondere sulla stessa lunghezza d’onda. Gli editori privati dell’opposizione ( giornali, radio e Tv ) controllano l’85 per cento della raccolta pubblicitaria. Portano notizie all’80 per cento dei venezuelani. Mentre si chiudeva RadioTv Caracas, venivano rinnovate le sequenze di tutte le altre concessioni private, sei Tv e 29 radio, sempre critiche verso Chavez. La legge sulle frequenze risale al 1987: l’ha voluta il presidente socialdemocratico Lusinchi < per adeguare la vita del paese alle regole della democrazia >. Concede per vent’anni l’uso di un bene dello stato, riservandosi di riconfermarlo alla scadenza < in assenza di gravi motivi >. Chissà se un golpe è grave. Restano attivi. e contrari a Chavez , i due colossi della comunicazione radiofonica e televisiva di una nazione dove < la maggioranza della popolazione si disinteressa delle informazionis scritte >. Insomma, non legge giornali. Lo spiega al telefono Andrés Canizalez, ricercatore all’Università Cattolica Andrés Bello, una delle roccaforti antichaviste di Caracas. Il . Sarebbe grave, ma parliamo delle notizie che passano dal computer: quanti computer maneggia il 70 per cento che vota Chavez nei tuguri dell’emarginazione ? Il problema restano radio e Tv. La Tv alla quale hanno tolto le frequenze è la seconda del paese. Il gruppo importante si chiama Venevision nelle mani di Gustavo Cisneros, comunicatore venezuelano principe nele due americhe. E’ proprietario di Univision, catena radio-Tv la cui influenza diventa elettoralmente determinante nelle scelte della comunità latina che vota negli Stati Uniti. Qualche settimana fa ha pagato una multa di 24 milioni di dollari per aver trasmesso in ore < proibite > telenovelas non adatte ai bambini.. I regolamenti Usa sono mannaie. Prevedono carcere immediato e rischio di sedia elettrica a chi invita a rovesciare il presidente votato dal popolo. Garnier e Bottone sarebbero in una cella d’isolamento se avessero sceneggiato a Washington gli attacchi della Caracas ’92. Con Roberto Marinho, proprietario della rede Globo brasiliana, Murdoch ( Cnn ) ed Emilio Azcarraga, miliardario che ha nel cassetto Televisa messicana, Cisneros ha affittato un satellite per distribuire le trasmissioni nei due continenti. I suoi interessi si allargano un altri campi: petrolio, supermercati, banche Coca Cola e poi Pepsi. Gli affari lo legano a Bush padre; passano assieme le vacanze di pesca attorno a Los Roques, isole dei Carabi. Tifoso anti Chavez nei giorni del colpo di stato e dello sciopero del petrolio quando la sua Venevision era uno dei retropalchi del golpe, si è ammorbidito dopo un incontro con Chavez favorito dalla mediazione di Jimmy Carter. Le critiche ( e durissime ) al governo continuano, ma il linguaggio è cambiato: ospita < perfino > le risposte dei vari ministri. RadioTvCaracas le ha sempre rifiutate. L’altro colosso che non ha problemi di rinnovo è Globovision: la legge dei vent’anni di concessione di Lusinchi le concede di andare fino al 2014. E’ una specie di megafono politico dell’opposizione radicale con venature xenofobe verso i settori popolari afrovenezuelani. Durante il colpo di stato ha trasmesso ininterrottamente proclami che annunciavano < la fine della dittatura >. Fra i proprietari, un’antica famiglia dell’oligarchia, ma la maggioranza delle azioni sarebbe da poco finita nel portafoglio di un gruppo nordamericano. Nel 2002 Globovision ha ignorato il ritorno di Chavez alla presidenza dopo 36 ore di prigione e per due giorni si è limitata a trasmettere cartoni animati per bambini trascurando la notizia. Eppure il governo non la tocca. Una volta ho chiesto a Roberto Giusti, rubrica sull’Universal, grande quotidiano scatenato contro Chavez e animatore di Globovision in < Alò spettatore >, trasmissione che comincia dopo l’ < Alò Presidente > di Chavez; autore di un libro rabbioso che si intitola < Gli anni duri, verità non raccontate >; gli ho chiesto: esiste libertà di stampa in Venezuela ? < Stiamo attraversando una grande ombra. Tutto è discutibile, tutto relativo. Se dico: in Venezuela non esiste libertà d’informazione, posso dire una bugia. Ma se rovescio il giudizio per affermare il contrario, non dico la verità >. Sorpreso da una moderazione tanto diversa dalla pesantezza dei suoi commenti Universal-Globovision, voglio sapere perché in pubblico parla e scrive in altro modo: < Perché l’opposizione non ha idee chiare. Non sa cosa vuole. Bisogna tenerla viva >. E un modo per tener viva l’attenzione pubblica è l’uso dei corrispondenti stranieri a Caracca. Quasi tutti lavorano o si appoggiano a televisioni e giornali contrari al governo. Spargere questa contrarietà nell’altra America e in Europa è lo strumento che permette di scandalizzare il mondo trascurando la realtà: da lontano nessuno può controllare. E nelle redazioni di altri paesi si fa la conta su chi sta con noi e chi contro di noi. Alan Garcia, nuovo e vecchio presidente del Perù in eterna questua con gli stati Uniti, ha cancellato la frequenza di tre televisioni e non so quante radio oppositrici. Neanche una riga o una parola di qua e di là dal mare. Uribe, presidente Colombia, ha tolto tre frequenze a Tv non amiche l’anno prima delle elezioni. E come Chavez ha cambiato la costituzione per essere rieletto e sta per ricambiarla per durare in eterno. Ma nessuno si scandalizza forse perché è il solo amico sicuro degli Stati Uniti.Le proteste non sono uscite dai confini della Colombia anche perché i proprietari del grande quotidiano di Bogotà - < El Tiempo – sono ministri e consiglieri di governo. Alla vigilia delle elezioni messicane, l’ex presidente Fox ha presentato una legge approvata con un gioco pesante di ricatti – a destra e sinistra – raccontati dai giornali locali senza suscitare apprensioni al Congresso americano o nel Parlamento Europeo. Fox consegna al successore Calderon ( stesso partito ) una legge su radio Tv che assegna il 90 per cento delle frequenze di stato a Televisa di Emiliano Azcarraga ( partner nel satellite con Mardoc, Cisneros e Marinho ) e a Tele Atzeca dove più o meno si mescolano gli stessi interessi. Tutte le radio comunitarie, radio indigene e Tv regionali non gradire, condannate al mutismo. Chi ha sentito una protesta alzi una mano. Nessun partito – democratici e repubblicani – si è mosso, ma per Chavez si. Due i motivi: Chavez ha sulle spalle la maledizione di tanto petrolio e nessuno gli perdona di influenzare il mercato. Secondo motivo: stiamo per essere avvolti da una rete destinata controllare ogni comunicazione, per il momento nelle americhe, il resto sta per venire: non è un caso che l’ex primo ministro spagnolo Aznar si sia messo a lavorare per Murdoch. E noi a guardare, schiacciando il bottone in attesa di notizie. Che Caracas non sia lontana dall’ Italia lo dimostra la strategia elaborata per accendere l’indignazione della gente. Dagli studi di RadioTvCarcas è uscita una telenovelas struggente, mandata in onda in modo da far cadere le puntate cruciali nei giorni in cui lo stato si riprendeva la sintonia. Un certo numero di spettatori impazzisce e protesta: non sapranno se l’eroina sposerà il suo mascalzone azzurro dal quale aspetta un bambino. Colpa di Chavez. Ricordate il referendum che abbiamo votato, Berlusconi a remare contro agitando fantasmi ? Con la lacrima sospesa ripeteva: se passa nessuno vedrà più Mike Bongiono, Dinastiy e Beautifull. Migliaia di persone senza lavoro quando Emilio Fede e Rete 4 finiranno sul satellite. Anni lontani, ma non sono passati. Stiamo ancora limando il conflitto d’interessi. mchierci2@libero.it Cortesia dell'Unità

COMMENTI

28 Maggio 2007 15:06

http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/LAmbasciata_del_Venezuela_.shtml

Stefano

COMMENTA