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14 Dicembre 2007 19:43

102:24=4,0=G82001

1089 visualizzazioni - 1 commento

di Doriana Goracci

Idee di libertà e giustizia? Magari anarchia? La sete ai 24 imputati di devastazione e saccheggio durante il G8 del 2001 a Genova, gliel'hanno tolta con il prosciutto- avrebbe detto mia nonna.A chi non ha accettato di riconoscere come interlocutore lo Stato, come nel caso di Marina Cugnaschi si è andati giù ancora più pesantemente, le hanno dato a lei ,ormai più che quarantenne, ben 11 anni di reclusione. Un'altra donna, Nadia Sanna, è stata assolta per non aver commesso il fatto. L'accusa di devastazione e saccheggio e' stata riconosciuta solo per una decina di imputati. La storia del G8 per il momento non siamo noi, sono loro e le loro condanne. No global sembrava non voler dire nulla ma invece oggi domani e dopodomani, i titoli dei giornali li continueranno a chiamare così, non potendoli definire in massa quei 24 chissà se delinquenti, saccheggiatori, devastatori, violenti... Cose rosse magari, non più persone, prenderanno le distanze da questi futuri detenuti. Che paghino se la storia la vogliono scrivere così... Io invece stando a Milan Kundera che diceva che la saggezza deriva dall'avere per ogni cosa una domanda, tento e chiedo: ma che vuol dire noglobal? Sono lenta a far morire certe idee. Doriana Goracci http://reset.netsons.org/modules/news/article.php?storyid=1268

COMMENTI

14 Dicembre 2007 22:29

In ogni caso nessun rimorso La sentenza del processo contro 25 manifestanti per gli scontri avvenuti durante le proteste contro il g8 a Genova, ha deciso qual e’ il prezzo che si deve pagare per esprimere le proprie idee e per opporsi allo stato di cose presenti: 110 anni di carcere. Il tribunale del presidente Devoto e dei giudici a latere Gatti e Realini, non ha avuto il coraggio di opporsi alla feroce ricostruzione della storia collettiva ad uso del potere che i pm Andrea Canciani e Anna Canepa gli ha richiesto di avvallare. Anzi, ha fatto di peggio. Ha scelto di sentenziare che c’e’ un modo buono per esprimere il proprio dissenso e un modo cattivo, che ci sono forme compatibili di protesta e forme che vanno punite alla stregua di un reato di guerra. Per completare l’opera ha anche fornito una consolazione a fine processo per i difensori e gli "onesti cittadini", chiedendo la trasmissione degli atti per le false testimonianze di due carabinieri e due poliziotti, un contentino con cui non si allevia il peso della sentenza e il cui senso di carita’ a noi non interessa. Il tribunale di Genova ha scelto di assecondare tutte quelle forze politiche, tutti quei benpensanti, tutti quegli avvocati, che - coscientemente - speravano che pochi, ancora meno dei 25 imputati, fossero condannati per poter tirare un sospiro di sollievo, per poter sapere dove puntare il proprio dito grondante morale e coscienza sporca. L’uso del reato di devastazione e saccheggio per condannare fatti avvenuti durante una manifestazione politica apre la strada a un’operazione pericolosa, che vorrebbe vedere le persone supine alle scelte di chi governa, inermi di fronte ai soprusi quotidiani di un sistema in piena emergenza democratica, prima ancora che economica. Nessuno di coloro che era a Genova nel 2001 e che ha costruito carriere sulle parole d’ordine di Genova, salvo poi tradirle con ogni voto e mezzo necessario, ha voluto schierarsi contro questa operazione assurda e strumentale: nessuno, o quasi, in tutto l’arco del centro sinistra al governo ha saputo dire che a Genova, tra coloro i quali oggi sono stati condannati ad anni di galera, avrebbe dovuto esserci tutti quanti hanno partecipato a quelle giornate. La stessa cosa e’ stata portata avanti anche da molti dei movimenti, e molte delle persone che hanno cercato di sabotare i contenuti della manifestazione che solo tre settimane fa, il 17 novembre, ha riempito le strade di Genova: hanno voluto annebbiare le persone su chi fossero coloro che si battevano per un modello di vita e di societa’ diverso, e chi difendeva il modello che viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni; hanno voluto confondere le acque, forse perche’ anche la loro dignita’ e’ confusa. E allora decine di comunicati sulle possibili Commissioni Parlamentari, sulla Verita’ e sulla Giustizia, e troppe poche parole su 25 persone che stavano avviandosi a diventare capri espiatori di un potere che ha avuto paura. Genova pero’ non si cancella con il revisionismo a mezzo procura, ne con le pelose scelte di comodo e gli scheletri nascosti negli armadi. Le 80.000 persone che lo scorso 17 novembre hanno sfilato per le vie di Genova, non chiedevano una Commissione Parlamentare, bensi’ che 25 persone non diventassero il paravento dietro cui seppellire un passaggio storico scomodo, che ha messo in discussione l’attuale sistema di vita e di societa’ . Siamo convinti che quelle 80.000 persone ci ascoltano e non permetteranno a un’aula di tribunale di espropriare la propria memoria e devastare le vite di 24 persone. A maggior ragione oggi, con una sentenza che cerca di schiacciarci e farci vergognare di quello che siamo stati e quello che abbiamo vissuto, di dipingere quei momenti di rivolta a tinte fosche anziche’ con la luce e la dignita’ che meriterebbero i momenti piu’ genuini che esprimono la volonta’ popolare, noi diciamo che non ripudieremo nulla, che non chiederemo scusa di nulla, perche’ non c’e’ nulla di cui ci pentiamo o di cui sentiamo di dover parlare in termini diversi che del momento piu’ alto della nostra vita politica. Noi pensiamo che tutti coloro che erano a Genova dovrebbero gridare: in ogni caso nessun rimorso. Nessun rimorso per le strade occupate dalla rivolta, nessun rimorso per il terrore dei grandi asserragliati nella zona rossa, nessun rimorso per le barricate, per le vetrine spaccate, per le protezioni di gommapiuma, per gli scudi di plexiglas, per i vestiti neri, per le mani bianche, per le danze pink, nessun rimorso per la determinazione con cui abbiamo messo in discussione il potere per alcuni giorni. Lo abbiamo detto il giorno dopo Genova, e in tutti questi anni: la memoria e’ un ingranaggio collettivo che non puo’ essere sabotato. E per tutto quello che Genova e’ stata e ha significato noi non proveremo nessun rimorso. Oggi, come ieri e domani, ripeteremo ancora che la Storia siamo Noi. Oggi, come ieri e domani, diremo di nuovo: in ogni caso nessun rimorso. SUPPORTOLEGALE info@supportolegale.org Le condanne GENOVA - Sono stati condannati a oltre 102 anni di reclusione 24 dei 25 no global accusati per i fatti del G8 del luglio 2001 a Genova. Una sola imputata, Nadia Sanna, è stata assolta per non aver commesso il fatto. La condanna più pesante, undici anni, è stata comminata a una donna di Lecco di 41 anni ritenuta appartenente ai cosiddetti black bloc. L’accusa di devastazione e saccheggio è stata riconosciuta solo per una decina di persone. I pubblici ministeri, Anna Canepa e Andrea Canciani, nella loro requisitoria dello scorso 23 ottobre avevano chiesto un totale di 225 anni di carcere nei confronti degli imputati accusati a vario titolo. CONDANNE - Il collegio giudicante, presieduto da Marco Devoto, ha condannato a 7 anni e 6 mesi Arculeo, a un anno e 4 mesi Bonetti e Caffagnini, a 7 anni e 10 mesi Cuccomarino, a 11 anni Marina Cugnaschi, a un anno e 8 mesi D’Amico, a un anno e 5 mesi D’Avanzo, a un anno e 6 mesi De Andrade, a sei mesi Degli Innocenti, a un anno e 5 mesi Di Pietro, a un anno e due mesi Fiandra, a dieci anni Finocchi, a undici mesi Firouzzi, a dieci anni e sei mesi Puglisi, a 9 anni Funaro, a 5 anni Massimiliano Monaio (responsabile del lancio di una trave contro una camionetta dei carabinieri), a 6 anni Morasca, a un anno e 5 mesi Da Re, a 2 anni Putzolu e a un anno e due mesi Toto.

da Supporto Legale

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