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NADiRinforma incontra Lance Henson (1° parte)

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Lance Henson, Tsististas (Cheyenne del Sud) cresciuto in Oklahoma con la sua tribù, portavoce delle culture native di tutto il mondo a Ginevra dal 1988. Poeta tra i più rappresentativi della letteratura americana contemporanea. Laureato in scrittura creativa presso l'Università di Tulsa, ha pubblicato 23 libri di poesie, già tradotti in 25 lingue. La sua opera compare nelle principali antologie scolastiche, quale rappresentante, insieme a Walt Whitman, della poesia nordamericana. Membro della Chiesa Nativa Americana e fa parte del Dog Soldier Clan (la più importante confraternita dei guerrieri cheyenne) dal 1978, da più di 30 anni è attivamente impegnato nella lotta per i diritti dei Cheyenne e delle popolazioni indigene del mondo. “Credo che il grande problema oggi, che esistono molti dogmi politici, religiosi, mediatici e nella cerchia politico-religiosa e proprio a queste due non dovrebbe essere mai permesso di essere al potere. Perché non possiamo rappresentare una società con forte coscienza politica, intellettuale e al tempo stesso avere una profonda consapevolezza spirituale ? Perché dobbiamo sostenere un approccio politico-religioso e dogmatico rispetto ai nostri punti di vista ? Il tutto è solamente per controllare ... e faccio riferimento al mio lavoro con i popoli nativi a Ginevra dal 1988 dove io li incontro e mi riunisco con loro, e così ho imparato cose molte importanti da loro: sono gli uomini che hanno fatto i confini, quei confini che sono chiamati nazioni, in realtà sono muri costruiti dall'uomo per mantenere gente dentro e fuori e conseguentemente per agire il controllo. La gente nel mondo pare sia smarrita, semplicemente smarrita; dove stanno i valori fondamentali ? Dove stanno le credenze ? Che possono fare sentire la gente forte ... Il maggior disturbo di cui soffrono i nativi è quello derivante dallo sradicamento forzato dalle loro terre, dalla loro cultura. La perdita di autostima e la sensazione di non servire più a nulla che ne sono seguita hanno indotto l'insorgere di diversi disordini mentali che trovano il loro minimo comune denominatore nella perdita dell'anima, nel vuoto vissuto e percepito.... Non possiamo permetterci di abbandonare le nostre culture, sarebbe come uccidere il nostro popolo ... e questo vale per tutte le culture native, in tutto il mondo”.Guarda la seconda parte

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