Il Comune di Venezia intende spostare il campo nomadi ove risiedono i Sinti, ormai stanziali da circa 40 anni e diventati cittadini italiani. Sull’area attuale, acquisita dalla Curia veneziana nel 1984, ha progettato di realizzare in parte alloggi destinati al social housing e in parte verde pubblico. Lo spostamento è previsto a poche centinaia di metri di distanza appena al di là della strada Regionale n°14 ove, su un’area di 23000 metri quadri, sta realizzando 38 mini alloggi composti da soggiorno-cottura, disimpegno, camera e bagno, un intervento di edilizia residenziale pubblica a tutti gli effetti. Le obiezioni che vengono mosse da una parte consistente della cittadinanza all’Amministrazione Comunale sono principalmente di due tipi: - Il mantenimento dei Sinti in un villaggio destinato esclusivamente a loro, impedisce l’abbattimento della barriera esistente con la popolazione autoctona e pertanto non promuove né stimola ma anzi disincentiva presso i cittadini Sinti la ricerca e l’attuazione di nuovi stili di vita tesi all’affrancamento dalle politiche di pubblica accoglienza e assistenza. - In una zona come quella veneziana che secondo i dati dell’Osservatorio Casa dello stesso Comune di Venezia è ad altissima tensione abitativa, la costruzione di un villaggio residenziale su base etnica, riservato ai soli Sinti, appare come un’operazione di non equità sociale, considerato come molti giovani, normali cittadini veneziani, per risolvere il problema abitativo sono obbligati ad impegnarsi con mutui onerosi e di durata notevole nell’arco della loro vita. Certamente, in un periodo in cui salariati e stipendiati stentano a tirare il fine mese, appare vistoso che il Comune di Venezia destini oltre tre milioni di euro alla realizzazione di un “villaggio nomade”, un’iniziativa considerata un fiore all’occhiello dall’Amministrazione Comunale (qualcosa di “esemplare” come afferma il sindaco Cacciari), ma che invece poco o nulla produce in fatto di ulteriore emancipazione ed integrazione dei cittadini Sinti. Probabilmente un’analisi più critica e meno ideologica dei risultati delle varie azioni di accoglienza e assistenza svolte da più parti in questi quaranta anni, avrebbe prodotto soluzioni migliori e condivise da una più larga parte della cittadinanza veneziana. Nel frattempo è stata completata la raccolta di firme (oltre 12000) per chiedere all’Amministrazione Comunale che sia data ai cittadini veneziani la possibilità di esprimere, attraverso un referendum, se ritengono o meno prioritaria la spesa per la costruzione del nuovo villaggio Sinti. Già però corre voce che il Comune non sia disposto a confrontarsi direttamente con i cittadini. Presto si saprà!! Settembre 2008
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