Nel pieno del realismo artistico che caratterizzava il periodo tardo gotico e gli inizi del Rinascimento, il pittore olandese Hieronymus Bosch (c. 1450–1516) rappresentava qualcosa di più di un’anomalia. I suoi dipinti sono popolati di scene grottesche dove creature fantastiche soccombono a ogni sorta di fantasie, angosce e desideri umani. Una delle sue grandi invenzioni fu quella di riprendere le rappresentazioni sceniche e figurative note come grottesche, che fanno uso del mostruoso e del grottesco per illustrare il male e il peccato, e trasferirle dalle note a margine dei manoscritti miniati a dipinti su pannelli di grande formato. Accanto alle tradizionali creature ibride, incroci tra uomini e animali, come i centauri, e a quelle mitologiche come unicorni, diavoli, draghi e grifoni, incontriamo innumerevoli creature liberamente inventate dalla fantasia dell’artista. Molte scene secondarie illustrano proverbi e modi di dire comunemente utilizzati ai tempi di Bosch, il quale fu un grande innovatore nella loro trasposizione pittorica.
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