Un viaggio inquietante nel convento di Irina, la monaca di 23 anni che, dopo essere stata privata di acqua e cibo, dopo essere stata torturata, è stata crocifissa nel suo convento.
Un viaggio nel fondamentalismo religioso occidentale, tra le pieghe della Romania postcomunista... Lo ha compiuto il giornalista di Diario Giacomo Papi, che lo racconta in una lunga inchiesta contenuta nel settimanale in edicola da venerdì 8 luglio. Prima di chiudersi nel monastero, Irina, che ha passato l'infanzia in un brefotrofio, aveva compiuto studi regolari, e aveva tentato una vita normale: era andata in Germania, dove aveva lavorato come baby sitter. Poi ha cercato altro, ed è finita nel convento dove ha trovato morte, morte fosca e misteriosa. Un elemento è certo: Irina era un'orfana, e questa, in Romania e in altri paesi, è una sorta di condizione sociale comune. Orfani di riferimenti certi, orfani di una vita civile e politica che offra motivi per credere, i cittadini di molti stati usciti da regimi comunisti si invaghiscono delle malìe consumistiche, come nella nuova Bucarest, o si mettono a cercare in territori pericolosi, come è successo ad Irina.
Il settimanale contiene anche un approfondimento sul complesso e intricato rapporto tra Cia e terrorismo.
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