Lloyd Parks forse non è conosciuto dal grande pubblico ma è un nome assai popolare ai maniaci del vecchio reggae: è nato nel 1948 ed è stato un protagonista di tutte le epoche della musica giamaicana, più spesso come autore, musicsta di studio, arrangiatore, produttore e band leader che non come artista.
Frankie Paul Tra i grandi ritorni del Sunsplash 2005 abbiamo anche quello graditissimo di Frankie Paul. Il uso vero nome è Paul Blake ed è nato non vedente in Giamaica nel 1955. Durante la sua infanzia la sua vista fu parzialmente restaurata da un intervento chirurgico. La leggenda vuole che Stenie Wonder visitò l'istituto per non vedenti frequentato dal piccolo Frankie e che impressionato dal suo grande talento di cantante lo incoraggiò a continuare a cantare.
Uroy il suo vero nome è Ewart Beckfort ma diviene famoso come U Roy diventando a lavorare come selector in vari sound systems nella seconda metà degli anni sessanta, il più importante dei quali è King Tubby Hometown Hi Fi. La sua vita cambia quando inizia la moda di suonare dub plates senza la parte cantata del disco nelle dances: U Roy inizia a sperimentare il suo fraseggio su questi dischi strumentali riscuotendo un successo mostruoso, e sul finire degli anni sessanta Duke Reid lo chiama in studio ad incidere i suoi brani sulle "versions" di grandi brani rocksteady di pochi anni prima, creando così il primo nucleo di tracce di U Roy, come "Version galore", "Rule the nation" ecc...
Gregory Isaacs è uno dei più famosi ed importanti cantanti reggae al mondo: la sua voce, languida e sofferta, è assolutamente riconoscibile al primo colpo. La sua prolificità è impressionante e probabilmente Gregory con i suoi cento e passa albums pubblicati (ovvio che un numero cosi' impressionante di dischi non è esente da disastrose cadute di tono) è l'artista reggae che detiene il record del maggior numero di lavori. La sua carriera è iniziata all'inizio degli anni settanta con l'attività di free lance per vari produttori, anche se ben presto "The cool ruler" (questo è il suo soprannome più comune) sceglie la via dell'autoproduzione attraverso la sua African Museum label.
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