In Italia si teme un attentato terroristico e la copertina di Diario in edicola questa settimana ricorda un'altra stagione di bombe, quelle mafiose del 1992-1993. Il direttore Enrico Deaglio ci accompagna nella lettura delle motivazioni della sentenza che condanna in primo grado Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia e braccio destro di Silvio Berlusconi, per concorso esterno in associazione mafiosa. Le 1.800 pagine di motivazioni, appena depositate al tribunale di Palermo, sono state ingiustamente "dimenticate" dai giornali e soprattutto dalla televisione. Raccontano un rapporto strettissimo di Dell'Utri con la mafia fin dagli anni Settanta, rapporto che coinvolge la creazione della Fininvest e via via tutte le imprese berlusconiane fino alla nascita di Forza Italia, nel 1992. La sentenza sottolinea che Silvio Berlusconi, quando ebbe l'occasione di spiegare ai giudici il suo punto di vista su queste vicende, si avvalse della facoltà di non rispondere.
L'inchiesta di questa settimana è invece dedicata alle "Pistole d'Italia": stragi familiari, delitti passionali, raptus omicidi sono quasi sempre perpetrati con armi da fuoco "regolarmente denunciate". I dati del ministero dell'Interno dicono che gli italiani armati sono 4 milioni e 800 mila: una legge che impone maggiori controlli su di loro giace da due anni in Parlamento, ma forse ora è pronta a partire.
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