Gerardo Cunico dialoga con Svamini Hamsananda Ghiri (Vice-Presidente dell'Unione Induista Italiana)
Spiritualità, ahṃsā e armonia con la natura nella prospettiva induista
Se con il termine “spiritualità” si intende la ricerca di Dio volta all’interno di sé, e in essa la fede si esprime con un carattere più personale e meno dogmatico, ma più aperto alla sperimentazione, allora la designazione più corretta per identificare l’induismo non è “religione” bensì spiritualità.
“Il dharma hindu rappresenta piuttosto il bosco umano della spiritualità in varie forme concrete per cercare di essere pienamente uomo.”
Nell’analizzare l’idea di natura in un contesto ecologico si esaminerà anche la concezione dei cinque grandi elementi (pañcamahābhūta), citati nella filosofia Sāṃkhya che costituiscono il fondamento dell’intero sistema filosofico indù ortodosso.
Nell’affermazione ricorrente “l’Uno è il Tutto” si supera il principio di antropocentrismo il quale nega la bilateralità del rapporto con la natura; nega il “diritto naturale” degli esseri. Senza questo superamento ogni discorso etico ed ecologico è vano. Il sacro è il legame che avvicina a Dio, per realizzare il Sé. Nell’idea che tutto è sacro vi è intrinseco un profondo rispetto verso tutte le persone e gli esseri animati e inanimati; quindi, nell’induismo si trova anche il concetto moderno di “ecologia”: la dedizione totale verso tutti gli esseri mantiene l’equilibrio degli ecosistemi.
Si accennerà inoltre alla prospettiva ecologica e non violenta attingendo all’ambito della mitologia (Śiva parīvār) e del rito. Si evidenzierà quanto sottile sia la connessione tra il rito e la natura; la natura è santificata nell’abbraccio del rito, che offre una strategia tradizionale per celebrarne la fertilità e la creatività (Durgā pūjā).
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