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Storia di un premio ignobile (e dell'importanza dell'umorismo)

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E se vi dicessi che un fisico ha ottenuto un importante riconoscimento per aver fatto levitare magneticamente una rana, che cosa pensereste? È successo veramente e questa storia non può che rimandarci a una domanda centrale nel dibattito scientifico odierno: esistono ricerche scientifiche inutili?

Oggi parliamo del celebre premio Ig Nobel –un gioco di parole tra il più antico e serioso Nobel e la parola ignobile– che assegna dieci riconoscimenti, senza alcun contributo in denaro, a ricerche “strane, divertenti e perfino assurde”. Animati da quel pragmatismo statunitense, a volte così efficace, diretto e al contempo ironico, gli organizzatori hanno pensato a un evento che pur facendo in un primo momento sorridere, potesse anche far riflettere e divulgare la scienza e il suo valore. Un evento che intende premiare l’insolito, l’immaginifico, e stimolare l'interesse del pubblico generale alla scienza.

Studi che appaiono bizzarri, inutili o addirittura ridicoli possono invece rivelarsi importanti, possono generare interi ambiti di ricerca, possono favorire il progresso attraverso imprevedibili meccanismi. La storia è piena di esempi capaci di suffragare questa tesi, ma gli Ig Nobel riescono a dimostrarcelo con il sorriso. Diffondono una forma di divulgazione, ironica e potentissima, che dovrebbe essere maggiormente praticata per ricucire quella pericolosa lacerazione che separa pericolosamente, oggi più che mai, comunità scientifica e società.

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