Roberto Mancini in dialogo con Giovanni Melandri
"Allenatori. I guru del calcio in dialogo con gli intellettuali"
«Avete mai letto qualcosa di Hegel?», chiede José Mourinho ai giornalisti sportivi. «Diceva: “La verità è nel suo intero”». E in un’intervista Marco Giampaolo rivela che il suo maestro di calcio, il suo modello, «non aveva i mezzi, aveva l’idea: era il nostro Talete».
Non c’è da stupirsi se il più brillante fra i tecnici italiani e uno dei più forti a livello internazionale citino filosofi del passato o testi come la Fenomenologia dello spirito. Perché gli allenatori di calcio, tuttora chiamati con l’antica definizione di mister, sono oggi considerati dei guru, dei maestri di vita, vere e proprie guide. Dirigono. Ispirano. Con i loro moduli e schemi di campo parlano di “armonia estetica”, di “logica e organizzazione”, di “senso della bellezza”. Sono ascoltati e seguiti. Ammirati e osannati. Visti come personaggi prometeici e geniali. Imperfetti, sicuramente. Solitari nel loro complesso, remuneratissimo, mestiere. Eppure ogni loro parola viene ponderata e commentata. Le biografie riempiono gli scaffali delle librerie. Le interviste sui canali tv fanno il pieno di ascolti. Da Nereo Rocco a Helenio Herrera la figura dell’allenatore ha sempre rappresentato l’immagine di un professionista capace di modellare la propria squadra con un’impronta indelebile, che diventa a suo modo storica.
E in Italia, da Fulvio Bernardini fino a Roberto Mancini, molti Commissari Tecnici della Nazionale hanno attraversato nel loro apprendistato e carriera Genova, città che al calcio ha dato tanto e che nel mondo dello sport continua a essere al centro.
Il ciclo intende dare voce a molti dei più affermati leader delle panchine, mettendoli però a confronto non con giornalisti ed esperti del settore, ma con intellettuali e scrittori.
Visita: palazzoducale.genova.it