Tutti i teatri di guerra del mondo sono luoghi di divisione profonda, che annientano le società.
Sono poche le guerre combattute tra Stati, più frequenti invece sono le guerre intraprese dagli Stati contro parti del loro stesso popolo e contro popoli confinanti.
Guerre guidate e alimentate da un principio di esclusione –etnico, politico o religioso– che rende la convivenza impossibile.
Una cosa accomuna tutti questi conflitti: le vittime civili.
Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, chiarisce perché la guerra non potrà mai essere uno strumento per costruire la pace e perché è necessario riaprire un dialogo, per un’Europa che torni a essere un laboratorio pacifico di integrazione delle differenze.