Roberta Furlani + Francesco Giglio | Pandemia: la parola piena buca l'abbandono | “Dai giovani si edificano le generazioni” asserisce Dostoevskij, cogliendo così la radicale importanza della fase di transizione fra infanzia e maturità nello sviluppo e nel futuro della stessa civiltà umana. La pubertà dà inizio a un cambiamento radicale del corpo e le trasformazioni di questa epoca investono anche la posizione che il soggetto riflette nel mondo. La pubertà è un tempo cronologico, una fase della crescita di cambiamento corporeo. Con ciò non possiamo limitarci a considerare questo cambiamento solo a livello biologico, esso va considerato anche a livello della funzione della cultura e della civiltà sul corpo stesso. I cambiamenti sociali e culturali promossi dalla civiltà influiscono sullo sviluppo stesso del biologico, non ci si può limitare ad un discorso esclusivamente scientifico in cui il comportamento dell’uomo venga determinato soltanto da mutamenti strutturali del cervello, degli ormoni, dei neurotrasmettitori o del patrimonio genetico ereditario. Partendo da questa premessa sulla fase delicata dell’adolescenza in cui il corpo entra in dialettica con il sociale, ci si domanda da clinici e insegnati come i ragazzi e le ragazze adolescenti abbiano riorganizzato i propri corpi e il bisogno di contatto e aggregazione durante il lockdown, in relazione ad un nuovo modo di vivere la scuola. Nel tavolo composto da clinici e insegnanti ci interrogheremo a partire dalla pratica istituzionale di Jonas Ancona e dell’istituto Podesti-Calzecchi-Onesti, considerando il vissuto degli adolescenti, rispetto agli stati emotivi ed esistenziali esperiti in un tempo di limitazione della libertà. Un tempo buio, quello dello della pandemia, in cui il mondo veniva rapito da suoni d’ambulanze e da immagine di morte, in cui ci si domanda come la parola dell’Altro, seppur attraverso i dispositivi tecnologici, possa esser un mezzo capace di contenere e trasmettere il desiderio di vita al di là del reale mortifero. Ci si chiede come la scuola nel suo mandato di crescita culturale, civile, critico e affettivo sia riuscita a trasmettere nel buio della notte una fioca luce attraverso l’ascolto e la parola del maestro, del compagno di banco, seppur in assenza del corpo reale.
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