Sergio Pace, Tomà Berlanda e Ana Tostôes, dialogano con Micaela Antonucci e Gabriele Neri, autori di:
“Pier Luigi Nervi in Africa”. Evoluzione e dissoluzione dello Studio Nervi 1964-1980 (Macerata: Quodlibet, 2021)
Nelle molte storie finora scritte su Pier Luigi Nervi, uno degli ingegneri e architetti più celebri del xx secolo, l’Africa è rimasta un contesto totalmente inesplorato. Eppure, tra il 1964 e il 1980 lo Studio Nervi – diretto insieme ai figli Antonio, Mario e Vittorio – sviluppa una fitta rete di contatti in questo continente, che portano al coinvolgimento del gruppo in quasi quaranta progetti. Vi sono edifici costruiti (tra i più significativi, il Good Hope Centre a Cape Town, la sede della Banque Africaine de Développement ad Abidjan e la cappella presidenziale di Yamoussoukro), ma anche tante iniziative che, seppur rimaste sulla carta, svelano un sorprendente mosaico di relazioni con i committenti più disparati, in Sudafrica, Costa d’Avorio, Libia, Congo, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Tanzania e Algeria. Emerge così in controluce l’intreccio di rapporti professionali, politici, economici e culturali tra Italia e Africa, nel momento in cui si ridefinisce l’identità postcoloniale del grande continente. Le vicende delle opere africane sono inoltre centrali nel sofferto passaggio dalla fase “epica” dello Studio Nervi, legata al nome e alla fama del suo fondatore, a quella contrassegnata dall’autonomia manageriale ed espressiva dei figli, sullo sfondo di una profonda trasformazione della pratica professionale. Un passaggio che avrebbe potuto, forse, traghettare lo Studio verso nuovi orizzonti, ma che rimase un sentiero interrotto, per la prematura morte del primogenito Antonio nel 1979, sei mesi dopo quella del padre.