Nell’era della pandemia tutte le nostre comunicazioni si sono spostate online e, grazie agli smartphone, sono sempre a portata di mano. Chat di lavoro, messaggi privati, canali e gruppi
tra amici. Ma quanto sono al sicuro? C’è il rischio che qualcuno spii ciò che scriviamo? Oggi cifrare messaggi non è più un crimine e la crittografia end-to-end può migliorare la privacy delle nostre conversazioni: ma quali sono i dati che le applicazioni di messaggistica raccolgono? Dopo l’entrata in vigore dei nuovi termini di servizio Whatsapp, lo scorso febbraio, in tanti, anziché accettare un’informativa poco chiara, hanno iniziato a utilizzare altre app. Da questa fuga di utenti chi ci ha guadagnato di più è stata l’applicazione russa di Pavel Durov, Telegram. Nata per sfuggire al controllo su internet del governo russo, oggi ospita sui suoi canali anche attività illecite e gruppi estremisti e complottisti. Quanto è trasparente il suo modello di business? Dall’altra parte dell’oceano, invece, sta crescendo sempre di più Signal.
Non raccoglie dati, non geolocalizza, è un sistema open source e vive di donazioni. Ma è un progetto sostenibile? Con un’intervista esclusiva a Mr. Signal, Moxie Marlinspike, scopriremo
come è possibile costruire una tecnologia trasparente e “portare un po’ di normalità su internet”.
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