La diagnosi di diabete procura sempre un trauma in chi la riceve, a qualunque età. Contiene l’idea della “cronicità”, cioè non posso guarire, e la consapevolezza di danni biologici nel lungo e nel breve periodo. Dopo incredulità, dolore, rabbia, negazione, paura, ricerca della via d’uscita, entra in gioco la “resilienza”. Il medico non può essere solo un “prescrittore” di cura, deve trasformarsi in un “educatore”. Educare in diabetologia vuol dire aiutare il paziente alla consapevolezza delle scelte. La tecnologia gioca un ruolo sempre essenziale. L’esperienza dell’educatore si gioca nel mettere alla prova il diabetico per gestire in proprio il suo futuro.
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