L’estate 2021 ha segnato tappe storiche, e anche sconcertanti, per i viaggi nello spazio. Sulla scena sono entrati con prepotenza i razzi di multinazionali capaci di sfidare enti pubblici come la Nasa, l’Esa e la russa Roscosmos. Ma nel febbraio scorso su queste imprese è calata come una doccia fredda la guerra di Putin in Ucraina: in dubbio il futuro della Stazione spaziale Internazionale, annullata la missione euro-russa su Marte, si allontana la missione Artemis che dovrebbe portare la prima donna sulla Luna nel 2025 e, almeno per adesso, diventa improbabile il turismo in orbita sulle astronavi di Branson, Bezos e Musk. Per il futuro si pone una domanda cruciale: lo spazio è un bene comune, una meta turistica o un teatro di guerra?
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