Giancarlo De Cataldo, omicidi a Roma: secondo incontro della rassegna “Universi Criminali” a cura di Ernesto Franco in collaborazione con Einaudi Editore.
Chi guardi la società contemporanea e il mondo contemporaneo prendendosi per una volta la libertà di stare ad una certa distanza dalle polemiche quotidiane come dai propri personali interessi, non potrà che paragonarli a uno spazio difficilmente delimitabile e difficilmente descrivibile, in cui molteplici universi, ognuno con le proprie galassie, si intersecano e influenzano e condizionano a vicenda. L’universo del lavoro e quello della proprietà, quello dei diritti e quello dei doveri, quello della cultura e quello dell’economia, quello di chi sorge e quello di chi tramonta, quello dei ricchi e quello dei poveri, quello dei giovani e quello dei vecchi, e così via…
Fra questi ci sono anche diversi Universi Criminali, di cui si parla a tratti e strappi, pochissimo o moltissimo, di cui poco si sa e molto si tace. Le loro particelle sono spesso confuse fra le altre particelle, che lo su voglia vedere oppure no, che lo si voglia sapere oppure negare. Benedetta Tobagi, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli, da molte differenti prospettive, ne sono fra i più attenti, informati e implacabili osservatori.
A fine Ottocento Roma era fra le cinque città più pericolose d’Italia.
Nel Novecento è stata teatro di grandi delitti politici (Matteotti, Moro, Pecorelli), assassinii dai risvolti torbidi (Montesi, Ghiani-Fienaroli), terrorismo rosso e nero, misteri inesplicati (Emanuela Orlandi; via Poma), e poi la Banda della Magliana, le contiguità fra l’economia legale e le formazioni mafiose. Tuttavia Roma, anche se resta una città dura e problematica, come del resto tutte le metropoli, non è certo fra le più pericolose città d’Italia, e almeno per quanto riguarda i peggiori delitti di sangue, è agli ultimi posti fra le grandi capitali del mondo occidentale.
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