Tullio De Mauro, ex Ministro della Pubblica istruzione, professore e linguista di grande fama, risponde a Piero Ricca in merito al problema della “dealfabetizazzione”, cioè la perdita di competenze linguistiche nella popolazione e sui risvolti drammatici cui questo processo giunge. Gli istituti formali della democrazia, sostiene, sono certamente meglio di quelli dei totalitarismi…ma in assenza degli strumenti linguistici e concettuali adatti a sfruttarli adeguatamente, questi “istituti” rimangono pure forme.
In altre parole, la democrazia reale esiste solo se c’è cultura e consapevolezza in chi vi partecipa. Senza queste, è solo una dittatura di tipo diverso.
“Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile. Secondo specialisti internazionali, soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”.