Quando Wall Street ha dovuto chiudere per colpa dei treni

Circa 150 anni fa la Borsa di New York ha chiuso i battenti per la prima volta nella sua storia.
Era il 20 settembre 1873.

Tutto ha inizio a metà del 1800 durante gli anni della Guerra di Secessione americana, durata dal 1861 al 1865.

Finita la guerra civile, il settore bancario americano inizia a crescere a dismisura, grazie ai grandi finanziamenti richiesti dal settore ferroviario.

Per raccogliere tutti i fondi necessari, le società ferroviarie prendevano in prestito soldi dalle banche grazie anche a strumenti di debito venduti sui mercati.

A causa di una crisi nei mercati europei, il flusso di capitali nel settore ferroviario inizia ad affievolirsi, fino a spegnersi del tutto. Nessuno voleva più investire nelle ferrovie.

Il problema era che le società del settore si erano indebitate fino al collo, spinte dal boom degli anni precedenti.

La prima società a crollare sotto il peso dei debiti è la Northern Pacific Railroad e insieme crolla anche la Jay Cooke & Company, la banca di fiducia che aveva finanziato la società ferroviaria in questi anni di boom.

Quindi, dopo il crollo della Northern Pacific e la bancarotta della Jay Cooke, il mercato entra nel panico. La bolla è ufficialmente scoppiata.

Il New York Stock Exchange, allora, decide di chiudere per evitare perdite troppo gravi nel mercato. La Borsa di New York rimarrà chiusa per dieci giorni.

Alla riapertura, però, gli operatori continuano a vendere azioni delle società colpite dalla crisi. Questo periodo di incertezza si protrarrà nel tempo fino al 1929, anno in cui scoppierà una delle peggiori crisi vissute dal popolo americano.

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