Ancona, 14/10/2022 | Magazzino Tabacchi della Mole Vanvitelliana di Ancona, Lectio: Il corpo della fine. Antonio Canova, Caspar David Friedrich, Arnold Böcklin
Con la rivoluzione psicologica fra i secoli XVIII e XIX, trattata da Giuliano Briganti nella monografia I pittori dell’immaginario (1977), si apre un confronto fra l’arte e l’inconscio, che, nelle forme dipinte o scolpite, rende ambiguo il limite fra la vita e la morte. Fra neoclassicismo, romanticismo e, durante l’Ottocento, nelle rispettive riprese in chiave simbolista, appaiono opere che si attestano su una linea di confine esteriore e interiore, come avamposti aperti all’oscurità e all’ignoto, così da dare alla “fine della vita”, come limite esistenziale ma anche mitico-geografico, la corporeità durevole, ma non eterna, di segnavia che interrompono l’ordine naturale e razionale in un sottile gioco delle parti. A tali opere appartengono Il Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria (1805) di Antonio Canova, a Vienna; il Monaco in riva al mare (1810) di Caspar David Friedrich e L’isola dei morti (1880-1886) di Arnold Böcklin, dei quali si rileveranno la costanza del valore “immaginario” e il carattere di oltrepassamento della vita e, insieme, di dialogo con la morte.
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