“Nel 2022, a trent'anni delle stragi, la nostra realtà politica è ancora condizionata da soggetti che sono stati condannati per mafia. Non che sono stati indagati, ma condannati. E non mi dà nemmeno tanta specie e paura questo, ma l'accettazione di questa situazione come normale”. È una considerazione tanto amara quanto drammatica quella che il consigliere togato del Csm, Nino Di Matteo, ha fatto ieri sera in occasione della presentazione del libro “I nemici della giustizia” (ed. Rizzoli), scritto assieme al giornalista e scrittore Saverio Lodato.
Il riferimento è al ritorno nel panorama della politica, seppur come “direttori” dietro le quinte, di due pregiudicati: Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro.
“Ci sono dei momenti in cui questo Paese sembra che torni indietro e ci sono momento in cui questa città sembra che torni indietro -ha proseguito Di Matteo- Poco più di due settimane fa, aprendo le pagine dei quotidiani nazionali, a proposito di scelte che dovranno essere fatte sui candidati sindaci a Palermo, ho letto che in quel giorno avevano preso posizione, per cercare di orientare le scelte dei partiti su alcuni candidati, da una parte l'ex senatore Dell'Utri, che si diceva in quegli articoli essere stato inviato dall'onorevole Berlusconi in Sicilia per risolvere il problema della candidatura, e dall'altra parte l'ex Presidente della Regione Cuffaro, che cercava di orientale la scelta verso candidati graditi a lui e alla sua parte politica”. Entrambi, ha proseguito il magistrato, “sono due soggetti che hanno scontato la loro pena e che quindi hanno diritto di esprimere le loro opinioni. Sono interdetti da pubblici uffici, quindi non possono assumere in prima persona incarichi politici o incarichi pubblici, ma io pensavo questo: nel 2022, a trent'anni delle stragi, la nostra realtà politica è ancora condizionata da soggetti che sono stati condannati per mafia. Non che sono stati indagati, ma condannati. E non mi dà nemmeno tanta specie e paura questo, ma l'accettazione di questa situazione come normale. Il fatto che nessuno, o pochi, sottolinei questa situazione di fatto che non è uno stigma perenne nei confronti dei soggetti che hanno scontato la loro condanna, ma è una constatazione. Oggi viene accettato che il candidato, o uno dei candidarti a sindaco di questa città, venga deciso con l'apporto fondamentale di un soggetto, Marcello Dell'Utri, che una sentenza definitiva dice essere stato il garante e primo artefice di un patto intervenuto tra l'allora imprenditore Berlusconi e Cosa nostra. Queste sono sentenze definitive, ma fa comodo a tutti ignorarle, ignorare i fatti”.
L'incontro, per certi versi “intimo” e “raccolto”, si è tenuto alla presenza di un'ottantina di persone (in particolare i soci del circolo, ma non solo), tra cui anche i giovani ragazzi del Movimento culturale e artistico Our Voice, presente con una delegazione.
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