Guido Festinese - Il Jazz, la musica segreta. Incontro nell'ambito de La Storia in Piazza XII edizione, storia segreta.
Riprendendo il singolare paradosso ben messo in evidenza in un celebre racconto da Edgar Allan Poe, il miglior modo per nascondere un segreto (un oggetto, un’idea, un dato che dovrebbe essere d’immediata evidenza) è di tenerlo bene in vista.
Il Jazz, travatura fondamentale nell’insieme delle musiche afroamericane nate dal forzato clash di civiltà dello schiavismo, con decine di milioni di esseri umani forzati al tragico “midlle passage”, si presta ad essere un segreto di immediata evidenza, dal momento che ha messo in atto un colossale processo di cambiamento nella storia delle musiche e delle culture.
Per meglio dire, il jazz è non un segreto, ma una costellazione intera di segreti che solo la nostra pigrizia eurocentrica pasciuta di pregiudizio e di noncuranza continua a considerare tali.
Perché il Jazz, come molte altre musiche afroamericane (il blues, il tango, lo choro, ad esempio) ha di fatto costruito, per dirla con un grande compositore, il sistema nervoso centrale musicale del Novecento, e abita questo nuovo millennio con la stessa rilevanza profonda, pur avendo avuto bisogno di un “International Jazz Day” sotto l’egida dell’Unesco per essere riconosciuto non solo come esistente, ma come patrimonio culturale dell’umanità.
Nella caccia ai segreti del jazz viaggeremo nei molti pregiudizi e luoghi comuni che, alla fine hanno costruito la presunta “alterità” segreta del jazz.
Parleremo dunque di confinamenti di mercato (race records), riduzionismo essenzialistico (il credere che certe caratteristiche siano “intrinseche” e “naturali” per certe supposte “etnie”, invece che processi dinamici, storici e funzionali), di composizione e improvvisazione, di patina esotizzante eurocentrica sovraimposta al jazz e alle musiche afroamericane in genere, di colossali equivoci nati all’ascolto del jazz “segreto” e “sconosciuto” da parte della critica “bianca” e “europea”.
Il segreto è sotto gli occhi di tutti. O meglio, sotto gli occhi, le orecchie e la mente di tutti.
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