Eredità ed enigma: la piscoanalisi secondo Galit Atlas, in dialogo con Vittorio Lingiardi
La “storia segreta” è ciò che è invisibile, ma determina le azioni umane, definisce sia la storia sociale sia le storie individuali spesso afferrate dai traumi delle generazioni precedenti. Galit Atlas è una psicoanalista newyorkese, ma la sua vita inizia in Medio Oriente, negli anni Cinquanta: «i miei genitori erano soltanto bambini quando le loro famiglie lasciarono tutto dietro di sé per emigrare in Israele: mio padre dall’Iran, mia madre dalla Siria». Sarà lei, in dialogo con Vittorio Lingiardi, ad anticipare la XII edizione de la rassegna “La Storia in Piazza”.
Ci racconterà come, quasi un’“onda radioattiva” e impalpabile, l’eredità emotiva dei traumi passati, personali o familiari, può alterare la nostra struttura mentale e relazionale. Come tratteniamo ed elaboriamo vicende che non ricordiamo o magari non abbiamo vissuto in prima persona? Nella nostra mente, dice Galit Atlas, c’è una realtà presente ma sconosciuta che tesse i fili della nostra storia fino a imbrigliarla.
Per ridare vita alla memoria dobbiamo liberare parti di noi tenute prigioniere dai segreti del passato. Narrando storie psicoanalitiche Galit Atlas ci parla dei desideri dell’analista e del paziente e racconta i modi in cui si dispiegano nella stanza d’analisi. Ci insegna come l’enigmatico e il pragmatico sono i piani complementari che descrivono la complessità misteriosa del nostro essere e l’inesauribile eredità del materno.
A cura di Scuola di Psicoterapia Comparata
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