Difenderò un esistenzialismo radicale che elimina la differenza tra esperienza e mondo, e permette di trovare noi stessi negli oggetti che popolano la realtà, una posizione nota come identità mente-mondo o MOI. Contro l’antropocentrismo tolemaico delle neuroscienze è possibile difendere un’ontologia veramente copernicana nella quale non siamo altro che pura esistenza, relativa e in atto?
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