30 Maggio 2023
La propaganda opera, sin dalle sue origini, per conquistare i cuori e le menti dei suoi destinatari. Ma le sue modalità di intervento e le sue azioni sono naturalmente cambiate, divenendo sempre più pervasive e "discrete" all'avanzare dei tempi e delle tecnologie comunicative. La Prima guerra mondiale ha rappresentato un punto di svolta fondamentale con la tecnicizzazione (e "scientificizzazione") dei metodi e degli strumenti di propaganda, via via evolutisi (e risultati sempre più capillari nei decenni seguenti). Fino alla "svolta postmoderna" della propaganda, con il passaggio dalla (tendenzialmente visibile o, quanto meno, immaginabile) propaganda top-down dello Stato e delle sue agenzie a una più reticolare e pulviscolare - e più invisibile - con i singoli utenti del web e dei social network, che si fanno nodi - consapevoli o inconsapevoli - dei messaggi costruiti all'interno delle nuove fabbriche del falso. Mentre domina il clima di opinione della post-verità, in un intreccio di misinformazione, disinformazione e malinformazione (fenomeni tra loro differenti), la propaganda vive l'ennesima metamorfosi, avvalendosi del clima culturale del relativismo e della dissolvenza della verità nel verosimile.
MASSIMILIANO PANARARI
Professore associato di Sociologia della comunicazione all’Università Mercatorum di Roma, docente a contratto di Comunicazione politica all'Università Luiss di Roma e di Storia del giornalismo all'Università Bocconi di Milano. Editorialista de “La Stampa”, de "L'Espresso" e delle testate locali del gruppo GEDI. Componente della direzione di "Rivista di Politica" (Rubbettino) e del comitato scientifico del Festival Vicino/Lontano di Udine. Insieme a Guido Gili ha scritto “La credibilità politica” (Marsilio, 2020).