Negli anni della guerra fredda il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti assume una valenza decisiva, su ogni altra considerazione prevale l’interesse degli americani per la stabilità di un Paese alleato che riveste una funzione strategica nel quadro degli equilibri geopolitici internazionali. Poi, dopo l’Ottantanove l’approccio degli Usa si modifica, e con le prime avvisaglie di Mani pulite matura il convincimento che vada esaurendosi la spinta propulsiva delle forze politiche tradizionali. La «Repubblica dei partiti» sprofonda nel discredito, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato sembrano guardare con «favorevole predisposizione» alle inchieste dei giudici milanesi, ma cresce al contempo il bisogno di decifrare gli scenari futuri. Si intensifica allora il flusso comunicativo lungo i canali riservati, attraverso il potenziamento delle dinamiche di raccolta e scambio delle informazioni: l’attivismo crescente dei diplomatici e degli agenti della Cia incrocia le varie tappe della «rivoluzione» italiana, dagli avvisi di garanzia che piovono sul capo del vecchio ceto politico fino alla vittoria elettorale del centrodestra berlusconiano, passando at- traverso l’attacco della mafia al cuore dello Stato, con le stragi di Capaci e via D’Amelio. Sulla scorta del materiale inedito proveniente dagli Archivi di Washington, questo libro ricostruisce il biennio 1992-94, aggiungendo un tassello fondamentale al mosaico interpretativo sulla fine della «prima Repubblica».