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26 Luglio 2023
10:45
Un morso doloroso alle nostre coscenze... bel documento!!!
Tom
25 Luglio 2023
18:41
Tanti, troppi fratelli cercano lavoro e dignità. Le regole del gioco sono ormai infernali, pregare per loro e la nostra coscienza assuefatta dal dolore che ci circonda è quello che ci rimane da fare.
Rocco
24 Luglio 2023
19:13
Testimonianza agghiacciante di un clandestino che si sente un "cane abbandonato". Un Paese civile deve trovare il modo di aiutare lui e i tanti, troppi come lui!
Marcella Pepe
24 Luglio 2023
17:05
Tanto dolore, impotenza, speri che alla fine ce la farà. Sono in molti in troppi in ostaggio. Bel Doc
Giuliana
26 Luglio 2023
11:51
Il protagonista di questo splendido video (avrei messo solo qualche sottotitolo in più per facilitare il senso dei suoi pensieri) probabilmente aveva creduto, come tanti, che una volta superato il deserto e i ricatti dei passeur, una volta che era sopravvissuto a tutti gli orrori dei lager libici, e poi la traversata del Mediterraneo con il solito barchino destinato al naufragio, la salvezza grazie a una nave delle ong e la lunga attesa prima dello sbarco... Dopo tutte le stazioni della via crucis del migrante clandestino (ma c'è un altro modo di arrivare in Italia e in Europa?), era convinto che il peggio era passato. Che finalmente la sua vita sarebbe cambiata, grazie a un paese accogliente e soprattutto grazie a un lavoro vero che gli avrebbe permesso di vivere con dignità e di aiutare la famiglia che aveva lasciato nel suo paese africano. Ma il suo sogno è durato molto poco, come ci fa capire la prima immagine del film con quel sacco a pelo abbandonato nel deserto di una piccola stazione dell'astigiano. E' finito da subito nella trappola razzista delle norme che regolano il lavoro migrante (soprattutto quello agricolo), condannato cioè a sopravvivere nella clandestinità, tra caporalato e sfruttamento feroce, fino alla solitudine disperata e dannata di un "cane abbandonato". (g.domenico curi)
Giandomenico Curi