Enrico Mattei, il fondatore di ENI, è stato una figura fondamentale per lo sviluppo economico italiano.
Mattei è nato ad Acqualagna, nelle Marche, nel 1906. Da ragazzino non è uno studente brillante e dopo la scuola inizia a lavorare come fattorino in un’azienda di cuoio. A questo punto, però, inizia per la prima volta a studiare seriamente e, in un tempo sorprendente, acquisisce competenze importanti nel suo lavoro.
Fa carriera, ottiene incarichi sempre più importanti, lavora in aziende sempre più prestigiose, si trasferisce a Milano e fonda delle sue prime imprese di proprietà.
In questo periodo, anche grazie alle amicizie strette con gli intellettuali cattolici progressisti di Milano, sviluppa una sempre più forte opposizione al regime fascista. Così, nel 1943, si unisce ai partigiani, diventando uno dei maggiori comandanti dei combattenti di orientamento cattolico.
Dopo la fine della guerra e la nascita della Repubblica Italiana, non più Regno d’Italia, Mattei viene nominato commissario liquidatore dell’AGIP. L’azienda fondata dai fascisti vent’anni prima, infatti, era considerata un fallimento che non faceva altro che costare soldi allo Stato.
Mattei dovrebbe smembrare la società e venderla ma si insospettisce quando vede che le offerte di alcune aziende sono esageratamente alte. Allora approfondisce AGIP dall’interno. Scopre così che gli ex dirigenti dell’azienda avevano trovato indizi della presenza di importanti giacimenti di gas nella Valpadana.
Giacimenti che sarebbero stati preziosissimi per il fabbisogno energetico italiano.
Così, contro il parere del governo, riavvia le ricerche e, in effetti, i giacimenti di gas ci sono. Trovano anche una discreta quantità di petrolio a Cortemaggiore. L’AGIP allora è salva dalla liquidazione, di colpo è diventata strategica per l’Italia.
Tuttavia non è ancora abbastanza. Per quanto significativi, i nuovi giacimenti non bastano per il fabbisogno italiano, soprattutto in vista dello sviluppo economico. Sviluppo che avrebbe potuto essere affossato da un prezzo troppo alto dell’energia.
Così Mattei inizia a guardare all’estero. Però, le grandi multinazionali petrolifere che il fondatore di ENI chiamerà con disprezzo le sette sorelle non vogliono lasciare spazio a nessun altro. Con mezzi spesso non pulitissimi, fanno in modo di controllare sia i governi dei Paesi produttori di petrolio che di escludere concorrenti meno forti. Come ENI.
Mattei, allora, riesce a controbattere con una risposta semplice. Sostenuta anche dalle idee dell’imprenditore, espresse già in passato in diversi testi. È il terzomondismo. L’idea secondo cui è necessario abbandonare una volta per tutte la mentalità colonialista, trattando i Paesi del terzo mondo alla pari.
Ciò per Mattei da una parte è giusto per ragioni morali e dall’altra è la chiave per permettere ad un Paese periferico come l’Italia al tempo di prendersi i suoi spazi. Così, offrendo contratti più vantaggiosi, di punto in bianco riesce ad ottenere i diritti per i giacimenti di diversi Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.
Intanto le “Sette Sorelle”, sfruttando il loro quasi monopolio, nella seconda metà degli anni ‘50 provano ad alzare i prezzi del petrolio in Occidente. Proprio Mattei, però, riesce a fermarle. Firma un accordo con l’Unione Sovietica per avere petrolio ai prezzi di prima.
Alle prevedibili accuse americane risponde che se gli USA sono davvero per il libero mercato devono offrire un prezzo competitivo. Non lasciare che un piccolo gruppo alzi i prezzi sfruttando il fatto di avere un monopolio de facto. Monopolio che, se gli Stati Uniti fossero intervenuti contro ENI, sarebbe stato considerabile anche protetto dallo Stato. L’opposto del libero mercato.
Nel 1962, pochi anni dopo, Mattei muore in un incidente aereo. Oltre 40 anni dopo, nel 1995, una nuova perizia troverà le prove che il motivo dell’incidente fu un sabotaggio. Tuttavia non è stato possibile risalire ai colpevoli.
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