Dall’Ucraina, assieme alle immagini della guerra, ci sono arrivate quelle delle notti trascorse negli scantinati con il suono lugubre delle sirene. Improvvisamente un nuovo spettro ha cominciato ad aggirarsi per l’Europa: quello della minaccia nucleare. La Svizzera è senza dubbio il paese meglio preparato ad affrontarla dal punto di vista dei rifugi antiatomici: nei bunker pubblici e privati della Confederazione potrebbero sopravvivere in emergenza 9 milioni di persone.
La vocazione underground del popolo svizzero è nata sul San Gottardo, quando durante la seconda guerra mondiale il Generale Guisan teorizzò la strategia del ridotto nazionale: un labirinto di gallerie fortificate, scavate nel granito, avrebbe reso il passo inespugnabile. L’attuale strategia, in vigore dal 2012, è quella di rendere i rifugi utili anche in tempo di pace, mantenendoli operativi e pronti all’uso in poco tempo. Cosa dicono le verifiche fatte finora? Saremmo pronti per emergenza simile?
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