Una delle opere più espressive e cariche di pathos di Taffarel. Due contadini lavorano la terra, si tratta di una coppia di mezz’età che non si concede un solo giorno di vacanza; lavorando così da sempre, senza respiro, in solitudine per conquistare pochi metri di terra (da ciò il titolo “Fazzoletti di terra”). Taffarel lascia molto spazio alle azioni dei due personaggi, seguendoli da vicino cfon un unico obiettivo: cogliere le loro vite in flagrante.
La famiglia Cocco, si concede un solo giorno di riposo, per andare a portare un mazzo di fiori sulla lapide-ricordo del figlio Pietro, impiccato dai nazi-fascisti a Bassano del Grappa nel 1944. Le ultime parole del documentario recitano così: “All’inizio quando abbiamo avvicinato questi due contadini mentre spaccavano le pietre li avevamo guardati solo sotto il profilo umano ed economico, erano così isolati dal mondo che parevano al di fuori di tutto. Avevamo dimenticato che anch’essi fanno parte di noi, che sono parte attiva della nostra storia”.