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3 Dicembre 2023
17:05
Dopo aver rivisto questo film di Monica (mentre qualcuno alla radio aggiornava il numero dei palestinesi sotto le bombe israeliane a 15mila morti), mi è venuto in mente un documentario di Dinesh D'Souza di qualche anno fa, "America: Imagine the World Without Her" (America: immagina il mondo senza di lei). In quel film si parla degli Stati Uniti d'America come di una nazione "fondata sul genocidio e costruita sulle schiene degli schiavi africani". Si racconta che la ricchezza dell'America è stata rubata, spostando man mano i confini e annientando i popoli confinanti. Che nel 1848, dopo la guerra con gli Stati Uniti, Il Messico fu costretto a cedere più del 40% del suo territorio: per cui la California, il Nuovo Messico, l'Arizona, il Nevada, lo Utah, la maggior parte del Colorado e del Wyoming divennero territori degli Stati Uniti. Che il "Sentiero delle Lacrime" si chiama così perché, nel 1831, 18mila nativi americani furono deportati, cioè costretti a marciare per 2.000 miglia, dalle loro terre d'origine in Oklahoma verso gli stati occidentali, e che un terzo di loro sono morti durante il viaggio per la stanchezza, il freddo, le malattie e la fame. Insomma una storia che ricorda, per molti versi, quella della Nakba, vista nel film precedente, e che ritorna anche in "Palestina in fiamme", sovrapponendosi a tratti con quella dell'Intifada. E questo probabilmente spiega anche la grande vicinanza che c'è, che c'è stata da sempre, tra Stati Uniti e Israele. Una protezione politica, economica e militare (da parte degli USA) che spesso diventa complicità su quello che sta accadendo, anche oggi, nella striscia di Gaza.
Giandomenico Curi
3 Dicembre 2023
11:38
Qui rispetto al precedente, Nakba, la Maurer si sofferma sull'abuso condotto sui contadini palestinesi, sui loro ulivi e terre, con immagini che non possono non sconvolgere...
Mela Tomaselli
29 Novembre 2023
09:43
Grazie mille per questo tipo di testimonianze
Anita
26 Dicembre 2023
11:39
Testimonianza cruda e realistica su un genocidio pianificato e non riconosciuto dal resto del mondo
Massimo Iacono