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Children of Palestine (Ragazzi di Palestina, 1979) di Monica Maurer e Samir Nimer

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Documentario sui diritti violati dei bambini palestinesi. Morti sotto le bombe (comprese quelle al napal), terrorizzati a vita, cacciati dalle loro case e dalla loro terra, senza scuole, senza ospedali, una vita di esilio, di campi profughi e di fame con in più tutto il calvario infinito dei bambini in tempo di guerra.
Il film di Monica Maurer - seguendo la Dichiarazione dei Diritti dell'ONU – ci fa toccare con mano come i fondamentali diritti - alla vita, all’istruzione, alla salute, al gioco, alla casa e alla famiglia - siano puntualmente negati ai bambini di Palestina a causa dello stato di “prigionia” e di guerra a cui sono costantemente esposti.
Il film è stato realizzato tra la fine del 1978 e l'inizio del 1979 nei campi profughi palestinesi (Shatila, Ain-el-Helouie, Rashidiye); e oltre alla denuncia dei diritti dell’infanzia calpestati, vuole essere un omaggio e una testimonianza dell'infrastruttura sociale, culturale e sanitaria che l'OLP (l’ Organizzazione per la Liberazione della Palestina) ha costruito nei campi durante gli anni della "rivoluzione".

4 commenti


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8 Maggio 2024
08:05

Cosa dire di più di quel che è stato qui scritto? E alla luce di quel che continua oggi, che ci lascia impotenti. Fare informazione, a ognuno di noi rimane solo questo, e diffondendo questa rassegna...

Mela Tomaselli

6 Marzo 2024
21:45

Raccapricciante e terribilmente triste. Come giudicare gli israeliani che dal 48 hanno continuato con il tentativo di eliminare un popolo? Questo film del 79 è un documento di un'attualità impressionante. Gli israeliani ammazzano bamini palestinesi, musulmani e cristiani senza distinzione.

Stefano

22 Gennaio 2024
21:06

I crimini israeliani e l'infanticidio perpetrato sui bambini palestinesi non è stato mai fermato. Quanta ipocrisia sul sette ottobre e quanta complicità dei governi dell'Europa. È un orrore che non risparmia nessuno di noi dal sentirsi per sempre coinvolto.

Gino

13 Dicembre 2023
16:59

Quale futuro è possibile per i bambini che vedono morire i propri genitori davanti ai loro occhi? O i propri compagni di giochi fatti a pezzi da una bomba sionista? Come si cresce, secondo voi, e cosa si diventa dopo aver passato l'intera infanzia e l'adolescenza nella striscia di Gaza? Cosa sarei diventato? Rifugiato, figlio di rifugiati, nipote di rifugiati, pronipote di rifugiati, nato sotto le bombe...? Vivendo di aiuti internazionali, tra le braccia di chi mi sarei gettato? In quelli dell'Iran forse, quelli del miglior offerente, o di quelli che mi promettono di liberare la Palestina? Mi sarei rifugiato nella religione, nella droga? Non è forse vero, come hanno scritto in tanti, che la politica israeliana, nella speranza di indebolire Al Fatah, ha contribuito all'islamizzazione della società palestinese? Così come in molti hanno visto un nichilismo disperato nell'orrore barbarico della strage del 7 ottobre, in quella cioè che è stata definita la più grande operazione kamikaze mai avvenuta e che ha visto suicidarsi 1.500 giovani militanti di Hamas? Una pulsione di morte che forse è anche, alla fine, un desiderio di porre fine a questa vita senza scampo, senza orizzonte, senza sogni? Tutte le vite sono uguali e ogni vita è preziosa. Un crimine è un crimine, sia che venga commesso da uno dei nostri o da un membro del cosiddetto campo avversario. Niente può giustificare le atrocità, qualunque sia la loro origine.

Giandomenico Curi