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La strage di Rivera - Edizione straordinaria - RSI Info

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I fatti di cronaca che hanno lasciato il segno nella Svizzera italiana, raccontati attraverso le testimonianze dei protagonisti, le immagini degli archivi, documenti inediti e ricostruzioni.

Il 4 marzo del 1992 il 37enne Erminio Criscione uscì di casa armato di un Kalašnikov automatico e percorse in auto le strade del Luganese per compiere uno dei più gravi fatti di sangue mai accaduti in Svizzera. L’omicida, secondo le fonti giornalistiche dell’epoca, aveva stilato una lista di persone da uccidere che comprendeva, oltre alle vittime, anche alcuni personaggi di spicco del mondo politico ticinese. Con queste persone Criscione aveva avuto in passato screzi di poco conto.
La strage iniziò attorno alle 7 di quella sera, quando l’assassino bussò alle porte di un’abitazione di Origlio (Comune dell’immediata periferia di Lugano) ferendo alle gambe la prima delle sue vittime. Poi si spostò verso nord, uccidendo 3 persone, a Rivera, dove aprì il fuoco su una famiglia che stava festeggiando un compleanno. In seguito Criscione si diresse verso un’altra casa, uccidendo altre due persone (una terza morì alcuni giorni dopo), prima di tornare verso Lugano e sparare, a Massagno, a una donna che gli aveva aperto la porta. È probabile che l’assassino abbia tentato ulteriori agguati in altre abitazioni senza però riuscire nel suo intento. Una volta terminata la sequenza di aggressioni, Criscione si consegnò spontaneamente a un blocco stradale della polizia ticinese.
Poco più di un mese dopo l’arresto l’assassino venne stato trovato impiccato nella sua cella. L’autopsia rivelò che era stato duramente percosso, presumibilmente da agenti di custodia. La “strage di Rivera” provocò una vera e propria sollevazione di massa in una regione sino ad allora tranquilla e non abituata a disgrazie del genere. La discussione contribuì notevolmente alle restrizioni applicate negli anni seguenti nel commercio e nella vendita di armi sia nel Canton Ticino che in Svizzera.

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