Massimo Sideri e Vittorio Pellegrini: Dal mito del buon selvaggio ad Atomino Bip-Bip. Il ruolo della tecnologia nell'algoritmo climatico. Primo appuntamento con Scienza Condivisa 2024, a cura di Alberto Diaspro.
C’è un mito che si aggira negli ingranaggi già complessi del cambiamento climatico: è il mito del buon selvaggio di Rousseau, che potrebbe portarci a facili scivoloni.
Se è vero che l’impronta carbonica dell’umanità ha preso il sopravvento con la rivoluzione industriale (ne abbiamo prove nelle carote di ghiaccio dell’Antartide), allora potremmo semplicemente rallentare la corsa alla tecnologia e alla scienza. Tornare un po’ nelle caverne. Questo ragionamento collide con un numero: 8 miliardi di persone sulla Terra.
Ma collide anche con la geopolitica della ricchezza (e della povertà): da occidentali che hanno raggiunto il benessere è facile pensare alla decrescita felice. Ma chi lo dice ai Paesi che la vedono come un miraggio? Come diceva Vito Volterra, il fondatore del CNR, la scienza talvolta crea nuove industrie (è il caso dell’elettricità della pila di Volta).
Ma talvolta è l’industria che alimenta la scienza (il vapore delle fabbriche ha creato i prodromi per studiare la termodinamica). Ecco allora che ci dobbiamo affidare al magico elettrone, come quello di Atomino Bip-Bip e a tutte le ricerche di frontiera come quella sul grafene.
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