Chimiche di guerra è una inchiesta sull'uso di armi non convenzionali in Libano durante l'estate del 2006."Tutti i cadaveri avevano nella parte del corpo esposta all'esplosione una zona nera. Non era una bruciatura perché i vestiti non erano bruciati e anche i capelli, la barba, i baffi e le ciglia non erano bruciati". La testimonianza di Bachir Cham, medico di Sidone, ha alcuni tratti in comune con quella di Ibrahim Faraj, dell'ospedale Hiram di Tiro che, a proposito delle ustioni, spiega: "Io non sapevo neanche classificarle. In pratica appena toccavi il tessuto che era esposto all'ustione veniva fuori una sorta di 'fango nero', o qualcosa del genere". E, aggiunge, "soprattutto l'odore: io ustionati insomma ne ho visti in vita mia ma in questo caso il paziente dopo un quarto d'ora aveva odore tipo cadaverico". Non solo, ma "mai sono riuscito a trovare le schegge, neanche ai controlli radiografici"
I campioni di Cham sono stati esaminati dall'Istituto forense dell'università di Francoforte, che ha escluso si potesse trattare di fosforo. Il laboratorio di tossicologia dell'Università americana di Beirut ribatte invece che dai campioni non è possibile tracciare delle conclusioni definitive. Ma alcune immagini trasmesse dalla tv locale Lbc e le stesse ammissioni israeliane confermerebbero invece l'uso della sostanza. D'altra parte le segnalazioni sono simili anche a quelle dei medici di Gaza, dove invece sarebbe stato usato il nuovo ordigno dense inert metal explosive.
L'inchiesta esamina anche una serie di altre segnalazioni, tentando di mettere a fuoco il problema delle armi non convenzionali e il loro rapporto con le nuove guerre, combattute sempre più spesso in aree civili.
A cura di: Sabrina Sanfilippo e
Fabio De PonteVisita il sito:
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