Roberto Maroni presenta il suo libro "Il rito ambrosiano. Per una politica della concretezza", Rizzoli.
Dialoga con l'autore Alberto Faustini.
«La differenza tra Roma e Milano, tra rito romano e rito ambrosiano, sta tutta qua. Il primo è liturgia, lentezza, procedure. Il secondo concretezza, rapidità, efficienza.»
È la lunga esperienza da ministro e da governatore della regione Lombardia a portare Roberto Maroni a questa conclusione. Ed è attraverso esempi di scelte improntate al pragmatismo e alla risoluzione di problemi reali che queste pagine tracciano l’elogio di un approccio alla politica privo di steccati ideologici, che non si pone come obiettivo una mera occupazione degli spazi del potere, capace di andare contro le rendite di posizione e le beghe di palazzo. Una netta distinzione, quella tra rito romano e rito ambrosiano, che si è evoluta nel tempo e che appare oggi, se possibile, ancora più accentuata: offuscata dal chiacchiericcio social, persa in un battibecco nevrastenico, la politica smarrisce la sua missione: migliorare la vita delle comunità che rappresenta, mossa solo da una passione innata e inderogabile. Superficialità, frettolosità e imprudenza non devono mettere a rischio la capacità di dialogo. Roberto Maroni punta il dito su cosa non ha funzionato nel nostro Paese e in Europa e su cosa oggi, nei primi mesi di governo giallo-verde, manca all’azione dell’esecutivo. E non risparmia consigli e suggerimenti ai due partiti di maggioranza.
Roberto Maroni, già ministro del Lavoro e dell’Interno oltre che governatore della Lombardia dal 2013 al marzo 2018, è soprattutto milanista d’indole. Ha una rubrica sul «Foglio», “I barbari foglianti” ed è coordinatore della Scuola di pragmatica della politica dell’Università di Pavia. Nel 2012 ha pubblicato Il mio Nord. il sogno dei nuovi barbari (Sperling & Kupfer).
Visita: www.palazzoroberti.it