Il termine plastisfera è stato coniato nel 2013 per descrivere un nuovo ecosistema nato a causa dell'inquinamento da plastica.
L’inquinamento da plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti del nostro tempo. Dai grandi accumuli di rifiuti negli oceani alle microplastiche che troviamo persino nei cibi e nell’acqua potabile, il nostro pianeta è ormai saturo di plastica dispersa. Ma c’è un aspetto meno noto di questa crisi: la plastisfera.
Cos’è la plastisfera?
La plastisfera è un ecosistema microbico che si sviluppa sulla plastica dispersa negli ambienti acquatici. Quando i rifiuti plastici finiscono in mare, diventano substrati ideali per batteri, virus, alghe e funghi, che vi aderiscono formando un biofilm complesso. Questo nuovo habitat può ospitare batteri patogeni, organismi resistenti agli antibiotici e persino alghe tossiche, con potenziali rischi per la salute umana e l’ecosistema marino.
Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, frammentandosi in microplastiche e nanoplastiche che entrano nella catena alimentare. Ma oltre al danno fisico e chimico che queste particelle causano, la plastisfera introduce un ulteriore pericolo: la plastica non è solo un rifiuto inerte, ma un vettore per agenti patogeni e geni di resistenza agli antibiotici.
Tra i rischi della plastisfera vi sono la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici, con implicazioni per la salute umana e il trasporto di virus e agenti patogeni, che possono contaminare nuovi ecosistemi.
L’inquinamento da plastica è più di una semplice questione di rifiuti: sta creando nuovi ecosistemi fuori controllo. La plastisfera è la prova che ogni frammento di plastica disperso nell’ambiente ha conseguenze profonde e ancora poco comprese. Ridurre la plastica significa non solo proteggere l’ambiente, ma anche preservare la salute degli ecosistemi e la nostra sicurezza futura.
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