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13 Agosto 2007
18:05
Che dire?! Sono fiera di dire di essere stata una delle prime a vedere questo bellissimo, sensibilissimo e comunicativissimo lavoro sulla memoria, il senso del luogo e i più genuini sentimenti che caratterizzano una persona. Sentimenti che al giorno d'oggi sono sempre più difficili da trovare e che Lilith, con semplicità e una grande dose di comunicatività, è riuscita a fare emergere con discrezione e rispetto. Mi ha commosso .
Manuela
11 Agosto 2007
10:15
Un paese senza memoria è un paese senza storia, per questo non bisogna dimenticare.
Giorgio
11 Agosto 2007
10:16
SEMPLICITA'!!!! Non serve scrivere molte parole,l' IMPORTANTE è di non dimenticare !!
Sandra Cavaliere
8 Agosto 2007
15:37
Documento bello, pacato nei toni e profondo nell'anima. Lui è nato vicino alla "chiesola" e per non consumare le scarpe andava scalzo... In questa vita stretta ritrovo quella dei racconti di mia nonna e vi riconosco la stessa pacatezza, forzaa e profondità. Era una vita stretta perchè intessuta di sacrifici, lavoro duro e ingrato, ma anche, e soprattutto, di gioie semplici e intense, di speranze, di fiducia e di ottimismo che trapelano dalla serenità di colui che narra e sicuramente sapranno colpire l'occhio disilluso dello spettatore di oggi...
Paola
7 Agosto 2007
01:02
Ho guardato il filmato con una forte emozione; mentre il racconto scorreva, rivivevo i tanti racconti simili per non dire uguali di mio suocero anche lui emigrante in Belgio negli anni '50... Circa 10 anni fà ci siamo recati in Belgio a visitare i luoghi e le persone in cui e con cui aveva condiviso i momenti difficili e le "bisbocce". Ho ancora in mente la faccia prima stupita e poi commossa di Fiorello (un italiano di Trento ancora reisdente in Belgio) nel rivedere mio suocero dopo circa trenta anni. Il tema del film mi tocca veramente da vicino, tanto da non lasciarmi tempo e spazio per osservarne le immagini.
Giuseppina Berretta
4 Agosto 2007
15:25
La testimonianza genuina, tenera e allo stesso tempo fiera di un uomo ( come tanti altri) che con coraggio e dignità vive l'esperienza dell'emigrazione. Nel racconto filmico dal ritmo fluido che sembra non voler distrurbare ne costringere colui che racconta, si inseriscono scene che oltre a documentare sembrano filmare l'emozione del ricordo, lasciando aperta la riflessione su un orizzonte di valori e significati ancora sensibili e percorribili.
marina catena
2 Agosto 2007
15:28
Mi piace. Il lavoro è essenziale, quasi scarno ma contiene una carica di grande umanità e di grande calore e sopratutto una potente impostazione didattico-didascalica. Lo consiglio agli inseganti per le loro lezioni sull'emigrazione/immigrazione.
Angelo Verdini
2 Agosto 2007
11:37
il filmato documenta fedelmente la vita reale di una persona inserita in vari contesti ognuno con caratteristiche (sentimentali e non) propri. La precisione dei termini usati, l' espressività, la modulazione della voce, lsuscitano nello spettatore un groviglio di emozioni. Alla fine è vincente l'ottimismo per la vita e la forza nel superare le difficoltà.
Alessandra Berardi
31 Agosto 2007
23:11
Una boccata di aria pura! Dobbiamo ritornare ad ascoltare la gente, imparare di nuovo a prestare attenzione agli altri e agli anziani. Un film semplice con una storia reale ci appare originalissimo, perché siamo purtroppo infarciti di videoclip pubblicitarie, effetti speciali e messaggi subliminali del consumismo. Il Signor Parroni ha una parlata garbata e molto più colta di quella dei tanti intellettuali televisivi di oggi. Molti complimenti agli autori e grazie ad Arcoiris che ospita questi lavori senza preoccuparsi di seguire le mode. Sono anche contento che il video sia stato premiato. Forse qualcosa sta cambiando … Sergio Gibellini
Sergio Gibellini