Lockdown, mascherine obbligatorie, locali chiusi, coprifuoco... Lo scoppio della pandemia da coronavirus in Europa ha sconvolto la nostra vita quotidiana, portando quasi tutti i governi europei a imporre misure eccezionali e senza precedenti, causando drammatiche conseguenze a livello economico, sociale e umano. Il governo francese ha adottato alcune delle misure più severe del continente. La Svezia si è rifiutata di limitare le libertà individuali dei suoi cittadini: nonostante le moltissime vite perdute, gli svedesi hanno vissuto (quasi) normalmente per mesi. Quanto alla Germania, segue una traiettoria intermedia tra questi due "estremi".
Quale strategia paga di più? Le critiche restano numerose sia tra la popolazione che tra gli esperti, a fronte di una gestione della crisi a volte di difficile lettura. Minando lo stato di diritto ed esacerbando le disuguaglianze, il lockdown francese è un caso di rimedio peggiore del male? Al contrario, il liberalismo svedese ha consapevolmente sacrificato i più vulnerabili? E come spiegare la "docilità" dei tedeschi, che sostengono quasi all'unanimità le misure prese? Mentre la seconda ondata colpisce ancora una volta l'Europa, questa inchiesta si propone di incontrare esperti di tutti i campi -ricercatori, medici, psicologi, sociologi, avvocati e attivisti- per fare il punto sulla crisi, tra domande e paure, in vista del futuro.