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Nawal Soufi: Rotta balcanica

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Video montaggio a cura di Elena Caronia, edizione Simone Pallicca
È appena partita da Lesbo Nawal Soufi, dove per 4 anni ha fatto quello che fa da una vita, ovvero aiutare in modo volontario migliaia di migranti a sopravvivere al viaggio della disperazione.
“E ora ho cominciato a documentare quel che succede nella rotta balcanica. Aiuterò tutte le persone che troverò nel mio tragitto. Comprerò cibo, vestiti, farmaci e farò fare visite private quando sarà impossibile accedere agli ospedali pubblici. Vi chiedo di starmi vicino anche solo condividendo le notizie.”
"Siamo arrivati sfiniti e abbiamo toccato con mano cosa significa innalzare barriere e rendere l’Europa permeabile solo attraverso le mafie organizzate. La chiusura delle frontiere non favorisce la legalità. Servono corridoi umanitari che accompagnino milioni di essere umani fuori dalle guerre che abbiamo generato".
Io voglio provare a fare quella rompighiaccio che cercava Vincino

FIRMA L'INIZIATIVA: https://citizens-initiative.europa.eu/initiatives/details/2023/000001_en

Visita: www.stopborderviolence.org

17 commenti


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28 Febbraio 2021
20:29

"Cento passi contro le mafie, cento passi contro le mafie delle frontiere". Grazie Nawal per questo impegno che porti sulle spalle in prima persona. Delle immagini forti su cui molti dovrebbero soffermarsi a riflettere, interrogandosi su cosa sia oggi questa fredda "Fortezza Europa". Grazie a tutta la redazione. Chiara

Chiara De Luca

28 Febbraio 2021
19:03

Il cuore nero dell Europa è qui tristemente denunciato, Nawal sei forte giovane e coraggiosa. Con la tua denuncia sento il freddo di Auswitz e Dachau, temo per le nostre comode anime frastornate dalla pandemia, piangenti per uno spritz negato dopo le h 18, il popolo della movida reclama sfrenatezza, e dimentica il cuore obnubilato dall"effimero diritto alla libertà. Grazie Nawal per il tuo lavoro e perdona la mia stupida pietà.

Rocco

28 Febbraio 2021
11:13

Eccezionale nella sua drammaticità. Bravissima Elena.

Renato Manes

27 Febbraio 2021
09:23

Grazie ad Elena per averci fatto conoscere Nawal. Oltre alle chiusure dei ristoranti ci sono quelle delle frontiere.... Mi è rimasto freddo ai piedi e sento i vestiti bagnati. Carlo

Carlo

26 Febbraio 2021
18:22

Dieci minuti di film che lasciano chi guarda senza parole. Una struttura compatta, lineare, una giovanissima donna che cammina, la sua soggettiva, il vuoto e il gelo intorno. Un'illustrazione pura e semplice di un racconto, di uno stato di cose. Non sappiamo chi sia Nawal Soufi, perché si trova lì, perché parla italiano. Ma le immagini e le parole hanno da subito una tale verità, una tale capacità di occupare lo schermo che si impongono con la forza ineluttabile del loro esserci. Nawal, anche se viaggia attaccata al suo smartphone, mi ricorda la stessa disperata cocciuta determinazione delle giovani eroine dei film Bresson e Buñuel: la voglia di continuare a vivere in questo mondo, ma senza farsi travolgere dall'avidità criminale e dal pregiudizio ipocrita dei nuovi e vecchi padroni. Quella che Bresson chiamava l' "orribile ingiustizia dei potenti". E anche se il racconto di Nawal non fa che mostrare ancora una volta l'assurdità e la tragedia umana che si ripete a ogni viaggio di disperati, c'è in lei un coraggio e una sorta di disperato entusiasmo quasi allegro e credibile, nonostante le violenze, il gelo, le barriere, le polizie fasciste e le mafie che incontra sul suo cammino. Per non dire dell'Europa che paga perché succeda tutto questo. Ma lei ha deciso comunque di stare dalla parte dei "camminanti", di aiutarli in ogni modo possibile. Ha deciso di fare da "rompighiaccio", come raccontava Vincino nella vignetta che apre il film. Come per molti volontari che lavorano a fianco dei migranti, non c'è tempo per piangersi addosso. Ogni momento c'è un problema nuovo da affrontare. Anche se lei è bravissima a farci vivere quello succede, o quello che può succedere da un momento all'altro, in questi viaggi in cui morte, dolore, paura, pazienza, silenzio, speranza sembrano continuamente amalgamarsi e fondersi nel paesaggio spettrale allestito per i migranti da uno dei vari paesi fascisti dell'Est europeo. E comunque Nawal Soufi, come i "suoi" migranti, non si ferma. Nessuno li può fermare. Come scrive Erri De Luca nel suo bellissimo Solo andata: «Potete respingere, non riportare indietro, / è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata». Bravissima Nawal. E grazie a Elena Caronia Simone Pallicca che hanno curato il montaggio e l'edizione.

Giandomenico Curi

26 Febbraio 2021
18:01

La grande vergogna di un'Europa che non vuole vedere e che ignora le basi fondamentali dei diritti umani v

Annalisa Zanuttini

26 Febbraio 2021
10:34

Ho avuto qualche mese fa un incontro telefonici, insieme ad Elena, con Nawal. Era a Lesbo e in quel momento la polizia greca la stava cercando "bussando" violentemente alla porta della casa dove alloggiava. Cercavamo la sua testimonianza sulle condizioni dei migranti nell'isola. Nawal in paranoia totale. Ma lei ha coraggio da vendere e soprattutto non molla e denuncia l'assenza/complicità della 'fortezza europa' che non fa nulla per aiutare questi migliaia di profughi che scappano da guerre, suprusi, emergenze climatiche. grande Nawal

tom