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The Game, il gioco mortale dei migranti che sognano l'Europa

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"Oltre quella montagna c'è il mio sogno, entrare in Europa e avere una vita normale". B., un ragazzo pachistano, guarda con malinconica speranza il promontorio che segna il confine con la Croazia. Poco tempo fa era arrivato fino a Trieste ma, nonostante la richiesta di asilo, è stato rispedito a catena in Slovenia, Croazia e di nuovo in Bosnia. Il nostro videoreportage comincia così, da una storia che ne racconta tante altre molto simili. In Bosnia Erzegovina ci sono al momento circa 8.500 migranti che vorrebbero raggiungere l'Europa.

Di questi, la maggior parte si trova nel cantone Una-Sana, nel nord-ovest del paese. 6.000 circa vivono nei campi gestiti dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom). Gli altri 2.500 si trovano accampati nelle foreste attorno alle città, in vecchi palazzoni occupati, addirittura dentro un'ex fabbrica siderurgica dove riecheggia ancora su un muro in rovina una dedica a Tito. "È il collo di bottiglia della rotta balcanica", dice Silvia Maraone, impegnata con Ipsia-Acli in ex-Jugoslavia dai tempi della guerra civile. La città di Bihac, cuore e capoluogo dell'Una-Sana, è sempre meno tollerante verso questa situazione e l'incendio del campo profughi di Lipa dello scorso dicembre ha riacceso i riflettori su una problematica che ormai si trascina da anni.

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